Con una intervista ad una radio spagnola, il commissario per l’antitrust europea Joaquin Almunia avrebbe stroncato le speranze di Google di veder approvato il proprio piano per uscire dalle indagini della commissione sull’abuso di posizione dominante del motore. Che la situazione non avesse preso la giusta piega era chiaro ormai da giorni, fin da quando i gruppi concorrenti ascoltati dalla commissione hanno fatto sapere di aver posto serie obiezioni alla proposta del gruppo di Mountain View.
La dichiarazione di Almunia suona come una sorta di anticipazione di quanto andrà ad accadere, ossia il diniego da parte della Commissione e la stroncatura delle ipotesi di conclusione amichevole fin qui avanzate.
Il caso è noto ed è relativo al modo con cui Google compone le proprie SERP dando priorità ai propri servizi di ricerca verticale in sostituzione di quelli rivali. Regalando miglior visibilità ad esempio alle proprie mappe ed alla propria offerta e-commerce, Google non fa altro che trattenere l’utenza sulle proprie pagine, agendo come tramite interessato che, grazie al monopolio acquisito nella ricerca online, riesce a trarre lucro anche da attività parallele ed ulteriori. Il tutto, però, a danno della concorrenza, la quale non può godere della rendita di posizione che il motore garantisce.
La prima proposta avanzata da Google è stata presto rigettata dalla Commissione Europea; la seconda proposta ha richiesto una audizione estesa da parte dei componenti dell’accusa, i quali hanno però portato prove concrete che ben illustrano quanto inutile, ai fini pratici del riequilibrio del mercato, possa essere l’azione suggerita. Google da parte sua avrebbe infatti garantito ai siti concorrenti alcuni spazi sulle proprie pagine, tendendo così la mano al fronte opposto. Le ricerche portate avanti da questi ultimi, però, hanno dimostrato come la proposta sia del tutto inefficace e, anzi, andrebbe a rafforzare ulteriormente lo strapotere del gruppo nei vari canali su cui sviluppa il proprio business a partire dalla ricerca online.
Le parole di Joaquin Almunia tuonano ora con particolare incisività: «L’ultima offerta sottoposta da Google nel mese di ottobre non è accettabile nel senso che non risolve alcuna obiezione in termini di competitività». Almunia vuole però continuare a tenere sotto pressione il gruppo guidato da Larry Page, evitando di chiudere la porta e trasformando le proprie parole in una sorta di velato ultimatum: la commissione antitrust nega infatti che le sanzioni per Google siano dietro l’angolo, ma Almunia ricorda come, se ad oggi è Google ad avere in mano il pallino del gioco, presto il pallino passerà nelle mani della Commissione. La quale, in quella fase, non avrà altri margini d’azione al di fuori di pesanti sanzioni che potrebbero arrivare potenzialmente fino a 5 miliardi di dollari.