Il commissario europeo per la Concorrenza riassume il suo lavoro e lascia in eredità al suo successore una questione che ritiene ancora aperta: Google. Joaquin Almunia l’aveva già anticipato e nel suo commiato politico, ha esplicitamente lasciato in fondo l’inchiesta di Bruxelles sul gigante di Mountain View. La morale è presto detta: il governo europeo non può ritenersi soddisfatto, e se Google non metterà in campo impegni precisi, non è escluso una nuova inchiesta su Android e possibili sanzioni.
Joaquin Almunia ha dedicato un certo spazio alla Information Tecnology nel suo statement di ieri, davanti all’Econ Committee. Un’area cruciale per la sua delega, nella quale il commissario ha dovuto intervenire spesso in assenza di veri mercati interni, regolati, come nel caso delle tlc, del mercato degli ebook, della spietata concorrenza tra industrie come Apple e Samsung. Tutti temi sui quali Almunia ha adottato provvedimenti che hanno fatto molto discutere, per lo sforzo non sempre premiato di restare nei confini della regolamentazione continentale senza entrare nel dibattito “politico” sul ruolo di queste multinazionali.
Google, tuttavia, merita un paragrafo a parte. Per stessa ammissione di Almunia:
Come parte della nostra pratica standard in una procedura di Articolo 9 e in risposta alle nostre lettere inviate prima dell’estate, alcuni dei venti denuncianti formali ci hanno dato nuove prove e solidi argomenti contro diversi aspetti delle ultime proposte presentate da Google. All’inizio del mese, ho comunicato questo alla società chiedendo loro di migliorarle. Ora dobbiamo vedere se Google può risolvere questi problemi e placare le nostre preoccupazioni. Se la risposta di Google va nella direzione giusta, il procedimento prosegue. In caso contrario, il logico passo successivo è quello di preparare una comunicazione degli addebiti alla società.
Accordo o infrazione
Il discorso non potrebbe essere più chiaro: Google deve rispondere velocemente alle controsservazioni, altrimenti l’accordo secondo l’articolo 9 – che prevede che la Commissione Europea faccia da garante con i querelanti tramite impegno scritto di Google – salta e si torna alla procedura di infrazione dopo un atto formale dell’antitrust continentale. Al momento, la soluzione di Google per garantire pluralismo e competizione nel search advertising non è soddisfacente. Sembra però che Google possa accettare di dare pari rilevanza ai prodotti dell’azienda e a quelli di altri siti. In questo caso, la soluzione sarebbe alla portata.