Senza che trapelasse la notizia, a metà dell’agosto scorso la parent company Alphabet ha trovato un accordo per l’acquisizione di una startup britannica chiamata Redux. Sebbene il nome non suggerisca nulla, si tratta di un team al lavoro su una tecnologia alquanto interessante per le future evoluzioni legate al settore mobile: il sistema messo a punto è in grado di trasformare la superficie dei dispositivi in un vero e proprio altoparlante per l’emissione del segnale audio.
Questo consentirebbe di eliminare la necessità di speaker integrati, lasciando così spazio ad altre componenti all’interno della scocca, ad esempio a moduli batteria per aumentarne la capacità. Il sito ufficiale di Redux, con sede a Cambridge e fino a poco tempo fa controllata dalla holding NVF Tech, al momento risulta offline. Dando un’occhiata alla pagina su LinkedIn si apprende che la società ha già 178 brevetti depositati e altre 50 proprietà intellettuali in attesa di assegnazione definitiva. Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’operazione è stata conclusa il 13 dicembre, in modo silenzioso, con il trasferimento della proprietà a una sussidiaria di Google con sede in Irlanda.
Dai protagonisti della trattativa non sono giunti commenti in merito e non si conoscono i termini economici dell’accordo. È invece noto come nel marzo dello scorso anno Redux abbia ottenuto finanziamenti per un totale pari a cinque milioni di dollari da investitori che includono Arie Capital, con l’obiettivo di concentrare la propria attività su mercati relativi a computing, mobile, automotive e controlli per l’industria. Non è chiaro come il gruppo di Mountain View abbia intenzione di sfruttarne la tecnologia, ma un’integrazione nelle prossime generazioni degli smartphone Pixel sembra essere al momento l’ipotesi più accreditata.