La riorganizzazione societaria annunciata nel mese di agosto da gruppo di Mountain View ha portato alla nascita di Alphabet, parent company che oggi controlla (tra gli altri) i team di Google, Google X, Fiber e Nest. Una decisione accompagnata da un riassetto dell’organigramma interno a bigG, con i co-fondatori Larry Page e Sergey Brin ora a capo della nuova realtà, mentre il ruolo di CEO del motore di ricerca è stato affidato a Sundar Pichai.
Il prossimo step di questo percorso consiste nel rendere ogni singola sussidiaria ancora più indipendente, a tal punto da considerarla come un’entità a se stante. Lo suggerisce un report pubblicato oggi sulle pagine del Wall Street Journal, in cui vengono forniti alcuni dettagli in merito alle modalità che andranno a influire sui bilanci delle varie divisioni. Se una di queste vorrà ricorrere all’utilizzo dei servizi offerti da un’altra, dovrà sostenerne le spese, proprio come una qualsiasi altra azienda di terze parti. Ad esempio, per sfruttare l’infrastruttura di Google Cloud Platform, il team di Calico dovrà mettere mano al portafogli e pagare quanto dovuto, senza alcun tipo di sconto rispetto alle tariffe di mercato.
Ancora, se Google X vorrà promuovere un nuovo progetto tramite il circuito di advertising del motore di ricerca, pagherà come qualsiasi altro inserzionista. Una decisione che potrebbe risultare ai più incomprensibile, ma che secondo il WSJ avrà come effetto a lungo termine quello di spingere i singoli team a valutare con maggiore attenzione le spese sostenute e ad ottimizzare l’impiego delle risorse a propria disposizione.
Considerando gli importanti investimenti messi in campo da bigG negli ultimi anni per quanto riguarda ricerca e sperimentazione, è probabile che il gruppo continuerà comunque a sostenere i cosiddetti moonshot, ovvero i progetti che pur non offrendo un ritorno economico nel breve periodo consentono al colosso di Mountain View di risultare una delle realtà maggiormente innovative in circolazione. Ad anticipare un’evoluzione di questo tipo è stato nel mese di giugno il nuovo CFO, Ruth Porat, riferendosi a Fiber, Life Sciences e Nest come ad “earlier stage products”, ovvero entità che richiederanno un lungo periodo prima di iniziare a generare profitti.