La scelta di abbandonare la linea di smartphone Nexus per abbracciare definitivamente il brand Pixel ha inizialmente fatto storcere il naso a molti, ma a quanto pare le prime reazioni del mercato (soprattutto quello azionario) sembrano dare pienamente ragione alla strategia messa in campo da Google. Il titolo del gruppo vola in borsa, raggiungendo il valore più alto in oltre dodici anni.
Svelati ufficialmente il 4 ottobre, Pixel e Pixel XL nascono con il non semplice obiettivo di definire un nuovo standard nell’ecosistema dei dispositivi Android, rappresentando il punto d’incontro ideale tra un hardware di fascia alta e un comparto software avanzato, arricchito dalle potenzialità dell’intelligenza artificiale integrate da bigG. Le prime recensioni pubblicate e condivise dalla stampa specializzata premiano il lavoro svolto dall’azienda californiana in collaborazione con HTC, con voti che non deludono le aspettative: sono state messe in luce soprattutto le elevate performance della fotocamera, l’ottima autonomia garantita dalla batteria equipaggiata e più in generale le prestazioni dei telefoni.
Gli azionisti hanno apprezzato, spingendo la quotazione della parent company Alphabet verso l’alto. Il valore di un’azione è salito a 826,5 dollari, oltre il record raggiunto all’esordio in borsa datato 19 agosto 2004, con un incremento pari al 2,5%. Niente male per una realtà che, di fatto, dispone ufficialmente di una divisione hardware solo da qualche mese. Rick Osterloh, numero uno del team, ha già confermato che Google annuncerà nuovi prodotti regolarmente, su base annuale.
L’unico neo imputabile ai Pixel è l’assenza di una scocca waterproof, presente invece su altri smartphone top di gamma: i due device dispongono infatti esclusivamente della certificazione IP53, che di fatto li rende estremamente vulnerabili al contatto con l’acqua. Meglio dunque non immergerli, per evitare il rischio di malfunzionamenti o altri problemi.