Il 3 giugno 2004, in concomitanza con il 15esimo anniversario delle proteste di Piazza Tiananmen, il primo blocco a Wikipedia da parte della Cina (proprio in questi giorni se ne è registrato un altro in Turchia). Il paese asiatico, che non ha mai costituito un modello da seguire in fatto di libertà d’espressione e informazione in Rete, ha ora in cantiere il lancio di una propria enciclopedia online. Per scriverla sono già stati selezionati circa 20.000 autori.
Si tratterà ovviamente di una piattaforma controllata, costantemente sottoposta a stretta osservazione. A capo del progetto Yang Muzhi, presidente della Book and Periodicals Distribution Association cinese, che ha descritto l’iniziativa come finalizzata a creare una Great Wall of culture, ovvero la “Grande Muraglia della cultura”. Una risorsa Web alla quale, secondo i responsabili, spetterà anche il compito di mostrare i progressi effettuati dal paese nel campo dello sviluppo scientifico e tecnologico, nonché di promuovere il patrimonio storico e la cultura locali, rafforzando i valori alla base del socialismo.
Agli autori è stato chiesto di redigere oltre 300.000 pagine relative a circa 1.000 tematiche appartenenti a 100 categorie diverse. Al momento non è stato comunicato se l’enciclopedia sarà resa accessibile esclusivamente da chi si trova all’interno dei confini cinesi oppure se sarà possibile consultarla anche dall’estero. Inoltre, non è chiaro se le voci verranno tradotte anche in lingue differenti da quelle locali. Da accertare poi il livello di controllo operato dal governo sulle informazioni inserite. Di certo, si tratta di un’iniziativa dal profilo ben differente rispetto a quello che caratterizza Wikipedia, come sottolineato dallo stesso Jimmy Wales in occasione di una QUERY concessa a Webnews lo scorso anno.
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