Una licenza non è una vendita. Parte da questo concetto elementare la denuncia – non la prima – di Altroconsumo ad Apple, colpevole di confondere le acque quando parla di prodotti di cui in realtà non si dispone ma si ha il temporaneo diritto non trasferibile di utilizzare. È la famosa questione sollevata dall’attore Bruce Willis, che si è lamentato di non poter lasciare in eredità alla figlia la sua playlist di mp3 regolarmente acquistata su iTunes poiché in possesso soltanto di una licenza personale all’uso e non di una vera e propria certificazione di proprietà.
Il ricorso all’Antitrust (PDF) puntualizza che Apple a suo parere pubblicizza la vendita dei suoi contenuti, invitando i consumatori ad acquistarli, senza però dirla tutta fino in fondo. Questione di linguaggio, insomma, puntando il dito contro una comunicazione Apple che fa passare l’idea di un vero e proprio diritto di proprietà sui file musicali scaricati, salvo nascondere il diavolo nei dettagli per il ripristino della verità: i file non sono posseduti in termini di proprietà, ma soltanto in termini di licenza d’uso, peraltro con limiti stringenti e definiti. Spiega Altroconsumo:
In realtà, infatti, quando si decide di acquistare musica o, più in generale, contenuti su iTunes, Apple fornisce una licenza d’uso. Questo significa ad esempio che i contenuti non potranno mai essere lasciati in eredità e che è possibile farne solo un uso personale e su un numero limitato di apparecchi. Insomma Apple non ci vende nulla ma ci concede alcuni utilizzi sui contenuti e ne limita altri, per sapere cosa ci può fare il consumatore deve leggere le condizioni generali, che possono peraltro variare. È ingannevole parlare di vendita. Proprio in un un passaggio delle condizioni generali, si legge anche che la musica si può masterizzare e che il cd si può poi usare come se si trattasse di un cd acquistato da un rivenditore (quindi anche rivendendolo e regalandolo). Questo, però, è vero solo in teoria: successivamente, infatti, viene precisato che il cd può essere utilizzato solo come backup. Abbiamo perciò segnalato la pubblicità e la comunicazione di Apple come ingannevole, perché paragona quanto acquistato a un cd o un dvd, mentre in realtà questo non è vero. È ingannevole parlare di vendita e di acquisto per un’operazione che, a tutti gli effetti, assume piuttosto i connotati di un noleggio.
Altroconsumo chiede all’Autorità di inibire tale pubblicità e in subordine di sospenderla prima di un pronunciamento. La denuncia di una pratica commerciale scorretta – che sottolinea come l’utente rischia di credere di acquistare una quantità di diritti superiore alla realtà – ricorda molto da vicino quanto già detto a proposito, più in generale, sulle garanzie biennali ai prodotti, accolta, in effetti, dall’Antitrust quest’estate. Quindi è presumibile che l’azienda della mela morsicata non si possa permettere di prendere alla leggera questa ennesima denuncia proveniente da un’associazione di consumatori.