Amazon ha confermato il primo caso di coronavirus tra i suoi dipendenti negli Stati Uniti. L’uomo ha lasciato il lavoro lo scorso 25 febbraio per quella che sembrava una semplice influenza, scoprendo soltanto una settimana più tardi di aver contratto il COVID-19. Tutti i suoi colleghi presso gli uffici di South Lake Union a Seattle sono stati immediatamente informati.
Non si tratta tuttavia del primo caso di coronavirus in assoluto all’interno di Amazon: in precedenza, infatti, già due dipendenti della divisione Amazon Italia avevano confermato di essere stati contagiati. La società ha deciso allora di prendere ulteriori misure di sicurezza: saranno limitati i viaggi (a meno che non siano indispensabili) negli Stati Uniti e verrà cancellato ogni tour guidato nei centri di distribuzione. Inoltre, l’azienda ha iniziato a dare priorità alle teleconferenze e alle video interviste piuttosto che agli incontri faccia a faccia.
Seattle, sede del quartier generale di Amazon, è il luogo da cui è partita l’epidemia negli Stati Uniti. Ventuno persone sono state contagiate e otto sono morte nella più ampia area della Contea di King, secondo il dipartimento di salute locale. I vigili del fuoco e i soccorritori che hanno trasportato pazienti infetti sono tutti in quarantena. Come in Italia, alcune scuole hanno chiuso in modo da poter essere disinfestate e i negozi locali stanno esaurendo il disinfettante per le mani e le mascherine per il viso.
A proposito di Amazon,, il gigante dell’e-commerce ha intenzione di ridurre ulteriormente i tempi di consegna per gli abbonati al servizio Prime (sebbene al momento soltanto in quattro città degli Stati Uniti).