Anticipando gli altri big del settore (Apple e Google), alla fine dello scorso mese Amazon ha annunciato il suo digital locker basato sul cloud computing. Amazon Cloud Drive ha subito messo in allarme le principali major discografiche che accusano l’azienda di aver lanciato il servizio senza nessun accordo preventivo sulle licenze. Amazon, al contrario, ha risposto che dovrebbe essere ringraziata perché il servizio nasce per stimolare proprio la vendita di musica ed il mercato di chi sta puntando il dito contro l’iniziativa.
Amazon ne è certa: il digital locker contribuirà all’aumento della vendita dei file musicali e fin da subito starebbe dimostrando la bontà dell’idea con un aumento repentino della distribuzione registrata sullo store Amazon. In una lettera inviata alle etichette discografiche, Amazon scrive che dal giorno del lancio del servizio il numero di download di file musicali è in crescita e in altre parole, l’azienda invita indirettamente le major a smetterla di lamentarsi perchè Cloud Drive porterà più denaro anche nelle loro tasche.
Cloud Drive è un servizio non diverso da Google Docs, Microsoft SkyDrive o da qualunque altro backup online che non necessita di nessuna licenza, in quanto funzionante in modo analogo ad un hard disk esterno. Stesso discorso per il software Cloud Player:
Cloud Player è un’applicazione per la gestione e la riproduzione di file multimediali, non diversa da Windows Media Player e da altri software usati dagli utenti per ascoltare la loro musica.
Ad essere diverso è però il file gestito: trattasi infatti di file musicali, la cui gestione implica dirette conseguenze sui diritti d’autore e sulla condivisione dei compensi.
Amazon conclude la lettera asserendo che il servizio sarà migliorato in futuro con l’aggiunta di nuove funzionalità, come la possibilità di condividere i contenuti tra più utenti. Solo in questo caso sarà necessario discutere con le major discografiche per trovare un accordo sulle licenze. Per adesso, Amazon ritiene di non avere bisogno della loro approvazione per offrire Cloud Drive e Cloud Player. La partita sembra però più che mai aperta.