Amazon è stato preso di mira da hacker spregiudicati che modificavano pagine di vecchi prodotti inserendone di nuovi, mantenendo, però, voti e recensioni di quelli precedenti. Il Corriere della Sera ha riportato, infatti, come questa sia diventata una nuova forma di business per i pirati informatici. Nel dettaglio, questi cybercriminali erano riusciti ad avere accesso alle pagine di vecchi prodotti venduti su Amazon, modificandone i contenuti e nello specifico inserendo prodotti differenti da mettere in vendita.
Un procedimento che sfruttava l’impossibilità di monitorare pagine oramai obsolete, contenenti prodotti fuori commercio e quindi non più commercializzati. Gli hacker che erano riusciti a modificare le pagine dei prodotti, sfruttavano poi le recensioni e i voti spessi molto positivi, attribuiti, però, ai prodotti originali. Come riporta la fonte, una volta che Amazon ha scoperto questo fenomeno, ha subito reso indisponibili le pagine colpite dagli hacker.
Tra le pagine colpite, quella che metteva in vendita in vecchio cavo HDMI che è stata modificata per pubblicizzare un orologio digitale che ha ereditato gli ottimi voti attribuiti dagli acquirenti al prodotto precedente.
Per evitare di incorrere in queste problematiche è sempre bene prestare attenzione ai commenti dei prodotti. Una prassi utile sia per verificare il giudizio dato dagli acquirenti ma anche per valutare la corrispondenza tra la recensione e il prodotto. Verificare l’URL è anche un’ulteriore modo per controllare la vera natura del prodotto presente all’interno della pagina. Nell’URL, infatti, è riportato il nome del prodotto.
Amazon non ha voluto commentare ufficialmente questo fenomeno e non è chiaro se il problema abbia riguardato anche prodotti venduti in Italia.
Il colosso dell’ecommerce si è limitato ad affermare che dispone di chiare linee guida per impedire che prodotti possano essere raggruppati in maniera errata o per una svista umana o per interventi esterni.
L’intervento segue ad un’inchiesta del The Wall Street Journal che aveva rivelato che all’interno dell’ecommerce fossero stati messi in vendita da rivenditori terzi oltre 4000 prodotti giudicati non sicuri.