Mozart in the jungle, The New Yorker, Bosch, Catastrophe, la pluripremiata Transparent. Amazon Studios da sei anni sta investendo nelle serie destinate al suo servizio video su Prime, con risultati formidabili: dai Golden Globe alle firme di registi come Spike Lee e Woody Allen. Lo stile accattivante, spesso fuori dagli schemi, una particolare libertà creativa lasciata a sceneggiatori e registi, la capacità di produrre e distribuire serie tv e cinema in varie forme cercando sempre il parere degli stessi utenti del sito di eCommerce, fanno di questo progetto un altro potenziale colosso che potrebbe spazzare via (oppure salvare?) la televisione. E quando le anteprime di due nuove stagioni creano la fila al festival del giornalismo si capisce che il binge watching delle web series è ormai pratica consolidata.
L’anteprima italiana di due serie prodotte da Amazon, Transparent e la nuovissima The Man in the High Castle, è andata in scena ieri sera alla Sala dei Notari a Perugia. Una proiezione introdotta da Roy Price, vice presidente a capo degli Amazon Studios, intervistato per qualche minuto da Piera Detassis, direttore del mensile Ciak, sulla nascita e lo sviluppo delle serie Amazon, non disponibili purtroppo in Italia per lo streaming su Prime (come invece nel Regno Unito e in Germania), ma spesso acquistate e trasmesse dai broadcast. È il caso della geniale opera di Jill Soloway, trasmessa in Italia dal giugno 2015 su Sky Atlantic.
Allen, Sorrentino, ma la scelta è del pubblico
Grandi registi e grandi storie, ma l’ultima parola agli utenti del sito, che votano i pilot (le puntate zero di una serie), e sostengono il progetto coi loro pareri. Il modello spiegato da Roy Price assomiglia a un focus group, tipicamente commerciale, applicato con un certo coraggio produttivo e anche estetico, che evita di guardare soltanto ai numeri, ma si concentra sulla passione di un gruppo di persone a una certa tematica. Nel caso di Transparent, ad esempio, la reazione entusiastica degli utenti ha fatto la differenza. Ovviamente quando si ha a che fare coi maestri del cinema il discorso è diverso: la decisione di lasciare carta bianca a uno come Woody Allen, che ha dichiarato di essersi pentito di aver accettato la proposta di Amazon di realizzare una serie tv (la prima della sua carriera), può sembrare un controsenso, ma Price ha tranquillizzato la platea: non solo la serie è bella e con un cast molto originale – Elaine May, Miley Cyrus e lo stesso Allen – ma quando si lavora col regista newyorchese bisogna anche aspettarsi questi moti di pessimismo che fanno parte del suo carattere.
.@RoyPrice: "Se Woody Allen avesse un atteggiamento positivo su tutto, allora mi preoccuperei. La serie è incredibile" #ijf16 @PieraDetassis
— Gianluca Di Tommaso (@gditom) April 9, 2016
Sono arrivati anche degli annunci per gli appassionati: la terza stagione di Mozart in the Jungle, altra serie di culto, sarà girata in parte anche in Italia, a Venezia. E sulle preferenze di Price esce un nome sulla bocca di tanti negli Usa, anche nel mondo serie tv: Sorrentino. «Mi piacerebbe fosse uno dei nostri autori», ha confessato il manager Amazon a proposito del regista della “Grande bellezza”. Chissà che dopo l’esperienza con Sky per “The young Pope” l’autore possa accettare di lavorare con gli Studios di Seattle.
.@RoyPrice confessa a @PieraDetassis: "Adoro La Grande Bellezza. Mi piacerebbe che Sorrentino fosse uno dei nostri prossimi autori" #ijf16
— Gianluca Di Tommaso (@gditom) April 9, 2016
Ora però spazio alle anteprime. Abbiamo visto le due puntate e ve le raccontiamo (senza spoiler).
TRANSPARENT (puntata 1 stagione 2)
La scena iniziale è una versione disfunzionale della celebre scena del matrimonio ortodosso di “Il cacciatore” di Michael Cimino, il matrimonio ebraico con il ballo tradizionale in cerchio e il bicchiere rotto. Tra le chiacchiere infinite per riuscire in una foto di gruppo, impresa impossibile con la famiglia Pfefferman, si svolge il dramma esistenziale di Sara, che non è più tanto convinta del suo matrimonio gay, celebrato dal rabbino Raquel Fein, anch’essa alle prese con un importante annuncio che però vorrebbe tenere segreto ancora per un po’.
Nel frattempo Mort/Maura Pfefferman scopre che al matrimonio è stata invitata la sorella, con la quale non ha contatti da anni, e ne soffre perché pensa alla madre e alla possibilità di farsi vedere nella sua nuova condizione di transgender. Alla fine della cerimonia, condita da un colpo di scena, tutti riposano, o provano a farlo, in un albergo di Palm Spring e le questioni di fondo delle rispettive coppie o solitudini sono ancora aperte, i loro dubbi e angosce attendono di essere ancora affrontate.
Lo stile della serie rimane intatto: personaggi fuori dalla norma, estetica queer, un mix di provocazione ma anche profonda empatia con le sofferenze e bizzarrie individuali. Transparent fa ridere e commuovere lo spettatore in pochi secondi da una scena all’altra.
THE MAN IN THE HIGH CASTLE (puntata 1 stagione 1)
La grandiosa produzione di Amazon sul romanzo ucronico di Philip Dick (che vede la collaborazione di Ridley Scott, il regista di Blade runner) si nota subito nella prima puntata della serie (di dieci puntate) abbastanza fedele alla storia originale, soprattutto nella descrizione e nel ruolo dei personaggi, ma con un ordine differente di comparsa. Nel caso di questa serie entra subito in scena Joe Blake, il giovane doppiogiochista che si infiltra nella resistenza antitedesca, poi viene il turno di Juliana Crain (interpretata da Alexa Davalos) una giovane donna che vive a San Francisco ed è appassionata di Aikido. La sua vita viene stravolta dalla morte della sorella, che le consegna prima di essere uccisa a sangue freddo dai militari nipponici una bobina intitolata “La cavalletta non si alzerà più”. Nella bobina è contenuto un video che mostra gli Alleati sconfiggere la Germania e il Giappone, cioè una versione alternativa della storia che tutti quanti, in questo mondo raccontato dalla serie, conoscono e vivono. Sullo sfondo anche la preoccupazione di Nobusuke Tagomi, un ufficiale giapponese che lavora a San Francisco e che segue l’oracolo Ching per decidere cosa fare per impedire che la situazione politica tra Germania e Giappone, le due nazioni vincitrici della guerra, precipiti una volta che Adolf Hitler, ormai vecchio, sarà morto.
Nella serie si nota una grande cura dei particolari, la fotografia cambia repentinamente a seconda degli ambienti ma mantiene su tutto un’ombra oscura, su oggetti e persone c’è una polvere che una nuova verità non ha ancora sollevato. Tutto si gioca sull’abilità di ricostruire un intero mondo verosimile e introdurre gradualmente i diversi piani di lettura della storia, da quella dei personaggi a quella storica e di critica politica. Il pubblico americano ha apprezzato molto: l’episodio pilota è stato il più visto di sempre per una serie Amazon e dopo la produzione di una stagione da 10 episodi, lo scorso dicembre è stata rinnovata per una seconda stagione. Da quel che si è visto, potrebbe piacere anche in Italia.