Emergono nuovi dettagli sul servizio di streaming musicale che Amazon avrebbe in cantiere ormai da qualche tempo. Quella che si configura sembra una piattaforma con evidenti differenze rispetto ai concorrenti Spotify, Deezer, Google Play Music Unlimited ecc., sia per quanto riguarda il catalogo di brani messo a disposizione che per le modalità di fruizione. L’accesso sarebbe infatti riservato a chi sottoscrive un abbonamento al
programma Prime, che per l’occasione vedrebbe le proprie tariffe ritoccate verso l’alto, fino a 100-120 dollari annuali.
L’indiscrezione odierna è stata riportata inizialmente sulle pagine del Wall Street Journal e su quelle di Billboard. A quanto pare il gruppo di Jeff Bezos avrebbe offerto alle major discografiche e alle etichette indipendenti una cifra forfettaria per la trasmissione delle canzoni, indipendentemente dal numero di ascolti effettuati. Il compenso proposto inizialmente sarebbe comunque troppo basso per portare ad un accordo: 25 milioni di dollari ogni dodici mesi per le major, 5 milioni per le realtà legate alla musica indie, di gran lunga inferiore rispetto ai quasi 500 milioni che Spotify ha versato nel corso del 2013. Una fonte riferisce comunque che il gruppo, dopo un primo rifiuto, si sarebbe dichiarato disposto a rivedere il compenso verso l’alto.
Un’iniziativa di questo tipo, qualora dovesse andare in porto, avrebbe le potenzialità per spostare gli equilibri sui quali oggi si regge l’intero panorama legato ai servizi di streaming. Va comunque chiarito che l’intenzione di Amazon non sembra essere quella di offrire le hit più recenti e gli album in cima alle classifiche di vendita, bensì un catalogo composto principalmente da vecchie uscite, spingendo poi gli utenti a mettere mano al portafogli per aggiungere i dischi alla propria collezione acquistandoli in formato MP3 o in copia fisica su CD. Dal gigante dell’e-commerce ovviamente non giungono commenti sulla questione. Per il momento tutto è da etichettare come rumor in attesa di conferme o smentite ufficiali.