Amazon non richiederà più che i venditori di terze parti offrano i loro prodotti all’interno del suo marketplace ad un prezzo inferiore a quello proposto su altre piattaforme di ecommerce. La società di Jeff Bezos ha silenziosamente eliminato questa clausola che aveva suscitato molte polemiche dai contratti con i reseller. Per molti critici, si trattava di una mossa anticoncorrenziale visto che Amazon si garantiva che i suoi venditori di terze parti non vendessero i loro prodotti ai di fuori del marketplace a prezzi inferiori.
Il cambiamento arriva poco dopo che il senatore Richard Blumenthal ha scritto una lettera al Dipartimento di giustizia e alla Federal Trade Commission esprimendo preoccupazione per le politiche praticate da Amazon. Come menzionato nella lettera, scritta a dicembre, Amazon era stata precedentemente indagata per lo stesso motivo dalle autorità europee, e alla fine si era dovuta adattare modificando le sue policy, cosa non fatta, però, negli Stati Uniti. A seguito di questo cambiamento delle politiche commerciali di Amazon, il senatore Richard Blumenthal ha evidenziato come questa scelta sia da ritenersi saggia, tuttavia ha espresso preoccupazione per il fatto che le autorità negli Stati Uniti non stiano facendo abbastanza per impedire alle aziende di praticare politiche commerciali simili che potrebbero soffocare la concorrenza.
Complessivamente, dunque, trattasi di una buona notizia che favorirà la concorrenza nel mercato dell’ecommerce anche sul territorio americano. I venditori di terze parti potranno quindi commercializzare i loro beni anche a prezzi più bassi all’interno di altre piattaforme.
Amazon, come altre grandi aziende dell’era di Internet, finisce molto spesso in controversie per le sue politiche. Di recente, per esempio, Amazon ha deciso di ritirare il progetto di creazione di una sua nuova sede nella città di New York a seguito di forti pressione di alcuni politici locali e dei cittadini.