Replicare gli esseri umani e le loro funzioni principali: è questo lo scopo finale della robotica antropomorfa, la branchia dell’automazione che si occupa di studiare soluzioni tecnologiche in grado di costruire robot capaci di somigliare il più possibile agli uomini. E se nel campo dell’intelligenza artificiale i progressi fatti fino ad oggi sono significativi, restano ancora alcuni ostacoli per quanto concerne un’altra funzione di primaria importanza quale l’autonomia nel camminare. Per tale motivo il progetto AMBER 2 rappresenta una delle più importanti speranze nel settore, soprattutto alla luce dei risultati ottenuti.
AMBER 2 è un progetto che vuole replicare in tutto e per tutto il modo di camminare degli esseri umani, permettendo ai robot di spostarsi utilizzando delle gambe artificiali mosse da muscoli elettrici. L’idea di base non è nuova, essendo numerosi i robot capaci di deambulare su due gambe, ma ciò che il Prof. Aaron Ames e i suoi collaboratori intendono realizzare è un deciso passo in avanti in tale campo, quel salto di qualità che potrebbe consentire ai robot di domani di girare per le strade delle città come normali esseri umani.
La quasi totalità dei robot costruiti fino ad oggi, infatti, utilizzano per la deambulazione un modello sensibilmente diverso da quello che invece caratterizza gli esseri umani. Trattasi del metodo di locomozione quasi-statica, il quale ben differisce dalla realtà degli uomini: tali robot, infatti, se bloccati nel mezzo di un passo riescono a restare in piedi a causa dell’assenza di momenti di inerzia nella direzione orizzontale, mentre un essere umano è soggetto in tali condizioni ad un momento di inerzia che lo spingerebbe a cadere. La dinamica della deambulazione è dunque sostanzialmente differente nei due casi ed è proprio tale gap che gli ingegneri intendono colmare individuando un modello matematico da tradurre in realtà.
I primi test in laboratorio che hanno condotto alla produzione del primo prototipo di AMBER 2 hanno quindi indicato la strada da seguire, grazie agli strumenti di simulazione che hanno consentito ai ricercatori di comprendere le modalità con le quali operare. Il progetto prosegue dunque ad un buon ritmo, con risultati che lasciano ben sperare in un futuro in cui i robot siano in grado di muoversi autonomamente utilizzando arti meccanici, integrando i sistemi di controllo per i movimenti con strumenti per evitare ostacoli presenti sul proprio cammino.