Il DDL anticorruzione portato avanti dal Ministro della Giustizia Paola Severino sta facendo discutere sia sulla scena politica che sul Web, dov’è facile prevedere che le polemiche non faranno che aumentare nelle prossime ore. Motivo di tale attenzione è la famigerata norma ammazza-blog, la stessa che già aveva acceso gli animi mesi fa quando era stata paventata dal governo allora presieduto da Silvio Berlusconi.
A quei tempi le forti critiche, le accuse di voler censurare il Web e di renderlo di fatto un contenitore vuoto di molte voci fondamentali per il pluralismo avevano portato i componenti dell’Esecutivo a ravvedere le proprie posizioni, tagliando il provvedimento e mettendo la parola fine sulla vicenda. Fino ad oggi però, come avremo modo di vedere.
Succede infatti che a distanza di qualche tempo la norma ammazza-blog ritorni in auge e venga proposta dal governo Monti. A far notare la questione è stato per primo il leader di Italia dei Valori Antonio di Pietro, che ha dichiarato alle agenzie di stampa:
È grave che nella bozza sulle intercettazioni sia rispuntata l’odiosa norma ammazza blog, voluta già dal governo Berlusconi. Il web è un baluardo della democrazia, uno dei pochi spazi che consente ai cittadini di avere informazioni e di dire la propria. L’Italia dei Valori si batterà affinché sia rispettato l’articolo 21 della Costituzione.
In effetti, mettendo a confronto i testi della bozza proposta dal Ministro Severino con quelli della bozza proposta a suo tempo da Angelino Alfano emergono numerosi punti in comune, al punto da poter dire che la norma attuale è la riproposizione di quella precedente con pochissime e poco rilevanti differenze.
La proposta, per chi non ricordasse, riguarda la parificazione tra qualunque sito Web, quindi anche un blog a carattere amatoriale, e un giornale cartaceo. Una condizione che imporrebbe ai blogger di sottostare agli stessi obblighi delle testate giornalistiche digitali, compresa l’imposizione di rettificare entro quarantotto ore quanto scritto nel caso in cui i diretti interessati ne facciano richiesta.
Si tratta insomma di un problema per i molti siti e blog che non hanno una redazione dedicata in grado di aggiornare tempestivamente i contenuti pubblicati, andando così a mettere a repentaglio numerose voci libere che hanno fatto e continuano a fare del Web una fonte di informazione pluralista e indipendente.
La palla passa adesso al Governo, che dovrà fare luce sulla vicenda e a cui spetterà il compito di eliminare la norma della discordia dal decreto legge o, se lo ritiene opportuno, dare seguito a quanto proposto aprendo però la via a una prevedibile scia di polemiche e proteste.