Un appello di Amnesty International torna ad affrontare l’argomento della libertà di accesso al web, paradigma tanto ovvio quanto poco seguito in molti paesi in tutto il mondo. Reuters spiega che «una delegazione di Amnesty International ha consegnato una petizione con 50.000 firme a Nitin Desai, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per la gestione di Internet, in occasione dell’ultimo giorno dell’inaugurazione ad Atene dell’Internet Governance Forum mondiale ad Atene».
Recita la petizione: «credo che Internet dovrebbe essere una forza per la libertà politica, non per la repressione […] Mi appello ai governi affinché vengano fermate restrizioni non desiderate alla libertà di espressione su internet ed alle aziende per smettere di aiutare (i governi) a farlo». Il tutto fa il coro alle forti dichiarazioni provenienti da Microsoft, secondo cui ci sarebbe troppa censura sul web e per questo motivo il gruppo potrebbe ipotizzare di riconsiderare il proprio business in zone come la Cina. Oltre la muraglia i big Google, Yahoo e la stessa Microsoft hanno accettato gravi vincoli pur di accedere al mercato orientale, ma ora sono gli stessi big a dover fare i conti con gli effetti collaterali di una situazione tanto ingessata al cospetto di una pressione culturale fortissima che porta la popolazione sulla rete ad esprimere le proprie pulsioni di libertà.