Non c’è solo Microsoft a puntare selvaggiamente verso il Cloud Computing, ovvero quella nuova dimensione dell’uso dei personal computer per la quale l’archiviazione e l’elaborazione dei dati avviene in remoto e non in locale: anche IBM è pronta a sfoderare la propria offerta.
Il banco di prova per Big Blue sarà la fornitura di servizi di consulenza e l’implementazione delle strutture utili a sostenere il cloud computing dei propri clienti. L’idea infatti è che ogni azienda può avere la sua porzione di cloud da amministrarsi in autonomia, tagliando molti costi e consentendo l’atomizzazione del lavoro che non deve più avvenire necessariamente in ufficio. Addirittura il controllo della nuvola può anche essere dato in outsourcing qualora la compagnia non sia grande a sufficienza o non possieda le risorse necessarie.
La forza di IBM dovrebbe essere quella di saper curare tutti i passaggi della transizione da un sistema normale ad uno a nuvola e poi di poter in qualsiasi momento fornire mezzi ed esperienza in materia di gestione dei server. A tale scopo Big Blue ha anche creato Resilient Cloud Validation, un marchio di garanzia che IBM si riserva il diritto di apporre sui servizi e le componenti di terze parti utili per la gestione della propria nuvola.
Ma non è solo il settore privato l’obiettivo dell’iniziativa IBM: anche il settore pubblico potrebbe essere interessato ai vantaggi del cloud computing. La notizia dell’interesse di Big Blue è infatti segno che c’è sempre maggiore attenzione intorno all’idea che la rete possa essere in sè una piattaforma e non solo un mezzo.
Sotto il profilo più strettamente affaristico, invece, IBM cerca attraverso il cloud computing di vendere di più le sue componenti hardware e soprattutto di porsi tra i primi e più importanti player nel settore (che è facile prevedere sarà sempre più centrale) della sicurezza per ambienti cloud.