Il caso Google Street View è in via di valutazione in tutto il mondo. Ogni paese sta reagendo con modalità differenti, secondo le rispettive normative, ed in ogni caso sembra palesarsi la ricerca di un impegno futuro affinché il cittadino possa trovare nuove garanzie nella tutela della propria privacy. Nel Regno Unito in queste ore sta maturando un’idea ulteriore: una vera e propria carta dei diritti, qualcosa su cui lavorare dal punto di vista legislativo per assicurare nuove linee guida ai rapporti tra le aziende ed i cittadini.
In principio fu la Germania, ove la cittadinanza è stata chiamata direttamente in causa per chiedere chi, come e dove volesse veder escluse le proprie immagini da Google Street View. Poi venne il Canada, ove le indagini stanno facendo il loro corso. Negli Stati Uniti ogni pendenza è stata chiusa dalla FTC previa assicurazione da parte di Google di nuove policy di tutela. In Italia la questione è del tutto aperta, con la patata bollente passata dalle mani del Garante per la Protezione dei dati personali alla Procura di Roma. Nel Regno Unito, invece, la polemica è incarnata dal parlamentare Robert Halfon il quale punta ancora una volta il dito contro l’intercettazione delle reti Wifi da parte delle Google Car.
Halfon ha inviato forti accuse nei confronti di Christopher Graham, Garante per la privacy nel Regno Unito, accusandolo di aver tenuto una cordiale visita presso la sede Google prima di scendere rapidamente alla conclusione per cui i dati conservati nei server sono troppo frammentati per determinare una reale pericolosa violazione. Inizialmente, infatti, la commissione guidata da Graham aveva depennato le accuse ed aveva smontato il caso. Salvo poi riaprirlo però con una certa urgenza nei giorni scorsi, quando la stessa Google aveva ammesso la presenza di dati sensibili all’interno delle intercettazioni: «Ora che queste scoperte iniziano a venire a galla, possiamo sapere che Google ha ammesso che intere URL ed email sono state catturate. Faremo un’inchiesta per vedere quali dati siano stati inavvertitamente catturati nel Regno Unito prima di decidere i passi successivi».
Tra le righe, insomma, il portavoce del Garante sembra far trapelare una prima importante conclusione: dietro il semplice avverbio “inavvertitamente”, infatti, vige l’idea per cui l’intercettazione sia stata conseguenza di un errore non doloso (accolto, insomma, il teorema Google relativo all’errore nel software utilizzato). Su queste basi l’indagine nei confronti di Google si fa meno pericolosa già in partenza, ma avrà comunque luogo a procedere.
Il Regno Unito è un passo indietro rispetto all’Italia in questo momento e sarà interessante capire come e se vi possa essere concordia di intenti e di comportamenti da parte dei vari garanti per la privacy a livello europeo (i quali peraltro si sono incontrati ieri a Gerusalemme in occasione della 32esima Conferenza Internazionale delle autorità di protezione dati: potrebbe essersi trattata di un’occasione significativa anche nel contesto specifico dell’affair Street View).