È stato arrestato l’hacker malese responsabile di una classica truffa chiamata in inglese “pump and dump” ovvero “pompa e scarica” che convince ignari investitori a mettere soldi su titoli che non cresceranno mai. Nel caso specifico, però, la truffa aveva una inedita buona base di hacking.
Thirugnanam Ramanathan, 35enne indiano residente in Malesia, sconterà due anni di prigione per cospirazione e dovrà restituire 362.247 dollari alle vittime della sua truffa la cui componente principale è stata di puro hacking. In sostanza le azioni che Ramanathan voleva far salire erano pompate perchè lui stesso tra il febbraio e il dicembre 2006 si introduceva negli account dei clienti delle società di brokeraggio per fare giganteschi acquisti non autorizzati che facevano lievitare la quotazione. Il tutto è spiegato nei dettagli sull’apposito documento online redatto dal Department of Justice (DOJ), ove è spiegata altresì la vicenda legata all’estradizione necessaria per procedere agli arresti.
Ad essere coinvolti sono stati circa 60 clienti di nove società di brokeraggio differenti che si sono visti violare i propri account in quella che in assoluto è la prima truffa del suo tipo, la prima cioè a prevedere una parte di hacking per l’artificiale gonfiatura delle azioni.
Ciò implica che nonostante le gravi pene inflitte ai colpevoli, le compagnie di brokeraggio sono diventate ora un bersaglio prediletto da chi malevolmente possa avere interesse a far salire le altrimenti poverissime proprie azioni, gettando un’ombra di preoccupazione non solo su chi i propri soldi li deve investire ma soprattutto sul sistema stesso della borsa che in tal modo può essere fortemente alterato.