I legali di Facebook dovranno confrontarsi presto con il brevetto numero 7246164, depositato presso l’USPTO come «Distributed personal relationship information management system and methods». Secondo l’abstract il brevetto descrive un sistema di gestione delle informazioni basato sul concetto di community e sui vari livelli di contatto tra i vari membri. Facebook è sotto accusa per aver violato tale brevetto facendo proprio un sistema da tempo registrato da una azienda terza. Trattasi, però, di un brevetto alquanto particolare poiché tutela il sistema con il quale Facebook intende assicurare la massima privacy ed il massimo controllo sulle informazioni ai propri utenti.
La denuncia è stata depositata dalla WhoGlue, la quale sul proprio sito ha motivato tutta la bontà del proprio brevetto indicando la priorità di un principio nato quando ancora i social network non erano quello che sono oggi: «Fin dal primo giorno abbiamo creduto che gli individui debbano poter controllare i diritti di accesso alle proprie informazioni; senza eccezioni». Il brevetto è stato depositato nel 2002 e registrato nel 2007. Sebbene non sia chiaro il motivo esatto della violazione contestata a Facebook, dalla descrizione del sistema traspare un concetto specifico probabilmente a monte della vertenza.
Spiega Jason Hardebeck, CEO WhoGlue: «Semplicemente, gli individui devono poter scegliere chi può vedere cosa. Non si parla di condividere con il mondo… è una condivisione basata sul livello di fiducia e sulle relazioni esistenti. Non vorresti decidere se un collega o un compagno di scuola possono vedere le foto delle vacanze di famiglia, o se il tuo concorrente può vedere la tua contact list? Sembra ovvio oggi, ma i grandi social network solo recentemente hanno iniziato ad adottare una cosa simile»
Ed in effetti è vero. Solo nei giorni scorsi Facebook tramite il proprio blog ufficiale illustrava ai professori il modo per creare contatti con i propri studenti senza dover giocoforza condividere tutto con questi ultimi. A grandi linee sembra essere questa la “pistola fumante”, ma l’analisi andrà ovviamente al dettaglio poiché i legali del social network cercheranno presumibilmente un appiglio per smontare l’impianto accusatorio della WhoGlue.
Una nota probabilmente non indifferente ai fini della sfida legale tra le parti: il 33% della WhoGlue è posseduto (pdf dal gruppo Siemens.