Anche Laura Pausini si schiera contro il filesharing

Anche Laura Pausini si schiera contro il filesharing

Negli ultimi giorni si è assistito al fiorire di “coming out” anti filesharing: dopo Carlo Verdone, Bryan Adams e Luca Barbareschi anche Laura Pausini ha espresso la propria opinione riguardo il P2P.

Nel numero attualmente in edicola della rivista Max la cantante inaugura la propria carriera da giornalista con un pezzo tutto dedicato al problema del download illegale.

Secondo la popstar, il filesharing è un problema determinante per le case discografiche le quali hanno subito danni ingenti, tali da indurre numerosi licenziamenti. Una questione di cui non sono responsabili solo gli utenti, ma anche il settore discografico.

Ecco le parole della cantante:

Fa rabbia pensare che chi ha inventato questa genialata del downloading aveva invitato le major discografiche e i grandi gruppi editoriali a collaborare, sviluppare, condividere. Ma tutti, me compresa, in quel momento abbiamo avuto paura. Un errore imperdonabile che paghiamo sostanzialmente in questo modo. Meno denari, meno investimenti, le etichette che liquidano il personale, il blocco totale degli investimenti sullo sviluppo e sulla sperimentazione. E quindi, sui giovani talenti.

Nodo centrale nella lotta al P2P sarebbe la responsabilizzazione dell’utente riguardo la percezione dell’illegalità. I giovani infatti non sarebbero realmente consapevoli dei reati che vengono commessi tramite l’utilizzo dei sistemi di filesharing.

Continua la Pausini:

Chi scarica, ruba. Oggi un sacco di ragazzini delle scuole medie se vedono che acquisti legalmente dal Web una canzone ti guardano come se fossi uno sfigato. [… ] Sono estremamente in lotta con chi dovrebbe insegnare a tutti che non ci deve essere nessuna opzione, nessuna scelta, nessuna possibilità. Uno dei due modi è legale, l’altro no.

In particolare la cantante punta il dito contro i provider: gli ISP guadagnano grazie al filesharing e per questo devono essere considerati corresponsabili delle violazioni degli utenti. Sarebbero quindi necessarie nuove leggi anche nei confronti dei provider, così come avviene in altri paesi europei.

In chiusura di articolo la Pausini lancia uno spunto di riflessione: togliendo alle case discografiche la possibilità di investire, si blocca la musica del futuro.

Che cosa scaricheremo fra 5 anni?

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