Anche l’Italia ha la sua SOPA, la Stop online Piracy Act, cioè una legge contro la pirateria informatica che per facilità chiameremo “Legge Fava” in richiamo dell’Onorevole Giovanni Fava della Lega Nord che ne è il principale propositore. Questa versione italiana della SOPA prevede sostanzialmente le stesse cose della gemella americana e cioè obbligherebbe tutti gli hosting provider a rimuovere immediatamente i contenuti incriminati dietro richieste dei possessori dei diritti d’autore.
L’Onorevole Fava ha presentato questa proposta in un emendamento approvato dalla Commissione Politiche Comunitarie.
Il problema è che questo emendamento prevede che chiunque possa richiedere l’eliminazione di un contenuto anche solo sulla base di un sospetto. Sospetto che non necessita di ulteriore verifiche, magari condotte dagli organi giudiziari. In caso l’hosting provider si rifiutasse di rimuovere il contenuto sospetto, verrebbe ritenuto responsabile di violazione di diritti d’autore.
Legge che vista da questa angolazione è davvero preoccupante, forse addirittura peggiore della SOPA originaria.
Sono molto interessanti al riguardo le dichiarazioni di Guido Scorza, esperto di internet, diritto e politica dell’innovazione. Per Scorza, si sta cercando di privatizzare la giustizia visto che chiunque potrà chiedere la rimozione di un qualsiasi contenuto senza dover passare dalle istituzioni giudiziarie, semplicemente minacciando un provider di denuncia. Ma peggio ancora, questo emendamento cerca di attribuire ai provider un certo obbligo di sorveglianza verso i contenuti pubblicati dai propri utenti, ruolo che nessuno dovrebbe permettersi di avere.