Ore e ore su di un pc a leggere piccole stringhe di testo che un sistema automatico non sarebbe in grado di capire ed a ribatterle su di una tastiera. Una operazione ripetitiva e monotona per cui essere pagati piccolissime cifre. Ma è questo un mercato che, a quanto pare, sta prendendo piede tra le maglie del malaffare informatico approfittando delle difficili condizioni di vita di alcuni paesi in via di sviluppo.
A parlarne è il New York Times, dal quale giunge indicazione per cui in paesi come India, Bangladesh e Cina vi possano essere persone impegnate per massacranti turni di lavoro al pc al semplice scopo di risolvere i Captcha. Assoldati da spammer di tutto il mondo, questi lavoratori riceverebbero retribuzioni del tutto irrisorie, quantificabili in 0.80/1.20 dollari per ogni 1000 Captcha risolti. Se la cifra può essere irrisoria in occidente, ove il lavoro è retribuito con ben altri canoni, in alcuni paesi la paga oraria di 50 centesimi è qualcosa di interessante e la risoluzione dei Captcha a pagamento può quindi divenire una occasione da non sottovalutare.
La fonte del lavoro è l’industria dello spamming. Ogni captcha risolto, infatti, può facilmente trasformarsi in un nuovo account aperto su Gmail, Hotmail o similari, diventando a sua volta fonte di invio per messaggi di posta che tentano di trarre lucro tramite truffe e malware di varia natura. Gli account così creati, inoltre, possono facilmente essere rivenduti sul mercato nero dello spam, ove migliaia di indirizzi possono essere monetizzati da parte di chi intende acquistare in massa per poi inviare la propria posta spazzatura.
Anche il mercato dello spam, insomma, disloca nei paesi in via di sviluppo i propri “stabilimenti”: il basso costo della vita e le basse pretese della forza lavoro creano questa nuova opportunità e sarebbero quindi molti gli annunci disponibili sulle bacheche online di ricerca ed offerta di progetti a pagamento. I numeri sono importanti: il New York Times cita il caso di Ariful Islam Shaon, studente 20enne del Bangladesh che sotto di sé ha almeno 30 altri studenti pronti a lavorare sulla risoluzione dei Captcha. 30 unità per lunghe ore di lavoro per migliaia di captcha risolti: la radice dello spam è in questo meccanismo in cui ogni “operaio” raccoglie qualcosa come 3 dollari a settimana, mentre ai vertici si incassano grosse entrate monetizzando l’ingenuità ed i click delle vittime della mail truffaldina generata.
Dietro lo spam v’è anche lo sfruttamento del lavoro, insomma. Ogni click effettuato su una mail di spam è un motivo in più offerto ai malviventi del settore per occupare un ragazzo del Bangladesh a passare le sue ore libere leggendo e scrivendo stringhe arbitrarie di testo.