Ancora una volta i social network si rivelano una fonte di problemi per la privacy degli utenti: ai già noti casi legati al trattamento dei dati personali da parte di Facebook, più volte accusato di fornire a terzi informazioni riservate, va ad aggiungersi ora un’indagine del Wall Street Journal su MySpace. Ed il social network di Rupert Murdoch non esce certamente pulito da tale inchiesta.
Il responso principale dello studio effettuato dal celebre quotidiano statunitense è ben chiaro: utilizzando MySpace si rischia di inviare informazioni private ad altre aziende, spesso fortemente collegate al mondo della pubblicità online. In particolare, ad essere incriminati sono due aspetti fondamentali del social network: le applicazioni e gli spazi pubblicitari presenti nelle varie pagine, ognuno reo di non aver garantito sufficiente privacy agli utenti.
Una prima indagine del giornale ha infatti rivelato come cliccando su alcuni banner pubblicitari venisse inviato a terzi un pacchetto di informazioni utili in chiave marketing, tra le quali il link del profilo dal quale si è cliccato e l’ID dell’utente. Una volta svelato il traffico di dati sensibili, sembra che MySpace abbia messo fine a tale pratica, evidenziando come l’invio dell’ID non abbia come diretta conseguenza la violazione delle informazioni private degli utenti.
A differenza di Facebook, infatti, ogni utente può scegliere se rendere noto il proprio nome o far visualizzare uno pseudonimo, per garantire la propria privacy. Ciò, secondo MySpace, non implica un collegamento diretto tra l’ID e l’identità reale dell’utente, che esiste esclusivamente a patto che l’utente lo abbia permesso, pubblicando dati sensibili sul proprio profilo.
Discorso diverso, invece, per alcune applicazioni accusate di fornire all’esterno informazioni private raccolte dagli utenti che le utilizzano. Ad essere coinvolto è nuovamente l’ID, codice univoco che identifica ogni profilo, e la risposta dei vertici di MySpace è stata piuttosto chiara: la policy del social network proibisce nella maniera più assoluta l’invio di tali dati da parte delle applicazioni, e verranno prese al più presto le misure di sicurezza necessarie a bloccare tale interscambio di informazioni.
La vicenda ha vissuto peraltro una breve coda polemica legata al modo in cui la notizia del bug Facebook è stata prima trattata e poi rimossa dal sito Web del WSJ, il tutto senza mai menzionare direttamente MySpace come parte coinvolta e sminuendo così in parte le responsabilità del social network. Le accuse di TechCrunch sono in tal senso chiare: WSJ e MySpace hanno medesima proprietà, dunque la vicenda potrebbe essere stata “sgonfiata” appositamente per evitare al social network eccessiva pressione.