Si chiamano “short url” e sono la grande moda degli ultimi tempi. Ma non è una “moda” nata dal nulla: l’utilità ne ha partorita l’idea, le necessità ne hanno resa comune l’adozione e sono in tanti ora ad adattarsi ed a proporre soluzioni di proprietà. Da pochi giorni Google e Facebook hanno portato online il proprio “short url” ad hoc, e a distanza di poche ore giunge anche un nuovo nome eccellente nel novero delle offerte: YouTube.
L’utilità degli indirizzi accorciati in stile Bit.ly è quella di concentrare quanto più significato all’interno di un numero di caratteri quanto più breve possibile. Le “short url”, infatti, vengono create per essere usati all’interno del linguaggio incasellato di servizi simil-Twitter, ove il numero dei caratteri disponibili è limitato (nel caso specifico appena 140) e lunghi indirizzi non potrebbero pertanto lasciar spazio ad ulteriori commenti. Concentrare un indirizzo intero in una breve stringa, invece, offre all’utente una capacità espressiva molto maggiore. Al tempo stesso, però, il mancato uso delle url originali toglie in parte potere al sito di destinazione. Tracking difficoltoso, brand diluito, incapacità da parte di molti servizi di estrapolare automaticamente contenuti e thumbnail: sono vari i riflussi negativi che questo tipo di servizio interpone tra utente e contenuti.
L’interesse da parte dei grandi gruppi è quello di diminuire il costo che gli utenti debbono pagare per potersi esprimere liberamente sui servizi social, così che possano espandere il verbo (e i link) con maggior libertà e continuità. Google prima (goo.gl) e Facebook poi (fb.me) hanno lanciato la volata, mentre ad accodarsi è uno dei siti che più di ogni altro necessita con maggior urgenza della short url: YouTube.
L’espressione abbreviata sarà Youtu.be. Con questa convenzione gli indirizzi accorciati creati direttamente da YouTube saranno più facilmente riconoscibili ed è presumibile che l’uso diventi una convenzione diffusa. Così facendo verrà peraltro diluito il rischio di short url poco affidabili, in grado di redirezionare l’utente verso destinazioni non desiderate e traendo in inganno con indirizzi in grado di mascherare l’esatta destinazione a scopi fraudolenti.