Il gambling sembra non aver trovato una via d’uscita al tunnel oscuro in cui il settore è entrato nel 2006. Le notizie negative hanno iniziato ad accumularsi ormai da mesi ed in giornata quello registrato sul mercato azionario di Londra è solo l’ennesimo capitombolo di un settore sempre più a rischio.
Reuters fotografa la debacle di inizio giornata: «le azioni del più grande gruppo mondiale di “online gaming”, PartyGaming, erano in ribasso del 9,8% alle 9.41 di oggi, mentre il titolo del concorrente Sportingbet era sceso del 3,4% e quello di 888 era calato del 3,5%». Il motivo è da ricercarsi nell’inizio di nuove indagini ordinate dalle istituzioni statunitensi: «alcune fonti hanno fatto sapere che il dipartimento di Giustizia ha ordinato alle banche di consegnare e-mail, registrazione delle telefonate e altra documentazione connessa alle società che gestiscono siti di giochi su Internet».
Non è una contraddizione di termini il fatto che una indagine USA vada a colpire aziende quotate sul mercato londinese: una legge firmata George W. Bush ha infatti vietato operazioni di transazione monetaria legata al gambling, il che ha portato molte grandi aziende a spostare progressivamente i propri quartier generale in isole oceaniche (paradisi fiscali) o nel Regno Unito, ove il settore è regolamentato da lunga data. Molti, però, sono i giocatori statunitensi e l’accrescersi dei controlli oltre oceano implica pericolose ripercussioni tanto sui siti interessati, quanto sui sistemi di pagamento adoperati.
I problemi del gambling hanno vissuto un primo importante picco nel momento in cui i fondatori di Neteller (Stephen Lawrence e John Lefebvre) sono stati tratti in arresto con accuse che potrebbero portarli fino ad un massimo di 20 anni di reclusione. I contenuti propri delle nuove indagini non sono ancora stati resi noti ed al momento il crollo in borsa delle aziende interessate è motivato più che altro dai timori emergenti in una situazione di autentico caos.