Google potrebbe trovarsi nella scomoda situazione di dover cambiare nome ad Android, sistema operativo open source che nell’ultimo periodo sta guadagnando terreno sulla concorrenza nel settore dei dispositivi mobile.
L’azienda di Mountain View non deterrebbe infatti i diritti necessari allo sfruttamento del nome, regolarmente depositato nel 2002 da Erich Specht, a capo dell’Android Data Corp. con sede nell’Illinois.
Interrogato sul perché abbia atteso fino ad oggi per avanzare un procedimento atto a far valere le proprie ragioni, Specht risponde che solo ora si è reso conto di come Android di Google sia una tecnologia software e non hardware, riscontrando così una violazione dei propri diritti.
BigG, dal canto suo, si difende citando la cessione delle attività di Android Data Corp., salvo poi riprenderle di recente giusto in tempo per sporgere denuncia.
Con tutta probabilità, se Specht dovesse ottenere un esito positivo dalla propria azione legale contro Google e altre 46 aziende che fino ad oggi hanno impiegato Android nei propri dispositivi, si assisterebbe ad un accordo tra le parti, finalizzato con il versamento di un’ingente somma di denaro al fine di regolarizzare lo sfruttamento di un brand ad oggi già celebre in tutto il mondo.