Gli aggiornamenti sono stati a lungo uno dei maggiori problemi di Android. Project Treble, reso disponibile con Android Oreo, è stato l’ultimo tentativo della società di correggere il flusso di update dei vari marchi che producono dispositivi Android, una buona mossa, che con “Project Mainline” su Android Q si consolida ulteriormente. Big G ha trovato la ricetta per rendere più sicuro il suo sistema operativo nonostante la pletora di versioni? Pare proprio di si.
Secondo i più recenti dati della dashboard per sviluppatori di Android, Gingerbread, vecchio di 10 anni, resiste ancora nel mondo degli utenti del robottino verde. Ma i numeri più preoccupanti sono quelli che raccontano di un 6,9% di cellulari con KitKat, 14,5% con Lollipop e 16,9% con Marshmallow. Sono oltre 2,5 miliardi gli smartphone Android attivi a livello globale e di questi solo il 10,4% monta Android 9 Pie. Vuol dire che tutto il resto è per oltre un quarto al sicuro (28,3% con Oreo) mentre più del 60%, ogni giorno, gira su piattaforme problematiche, su più punti di vista. Parliamo soprattutto delle patch di sicurezza, che Google ha imparato a rilasciare con una frequenza maggiore ma che non sono assicurate ovunque e da tutti.
Il motivo per cui Mainline è così promettente? Laddove l’obiettivo di Treble era di rendere gli aggiornamenti di sistema più facili da implementare per gli OEM, Project Mainline consente a Google di controllare gli update più complessi, quelli di security, in maniera diretta, sui telefoni che non produce. Ed è una mossa molto intelligente visto che la grande fetta di smartphone con l’OS open source non risponde all’etichetta dei Pixel.
Mainline consente a Google di aggiornare le parti principali di Android proprio come farebbe uno sviluppatore con un’app. Nel totale, la compagnia ha 14 “moduli” che può controllare. In questo modo, i produttori terzi potrebbero, e magari qualcuno lo farà, infischiarsene degli update di sicurezza proprietari lasciando che se ne occupi Google, che rilascerà pacchetti in formato apk e apex. E questa è una grande vittoria anche per gli stessi OEM, che potranno concentrarsi su altro, dall’interfaccia (Huawei, ci leggi?) alle parti multimediali.
C’è da dire che la questione diverrà calda solo con i device che montano almeno Android Q, quindi ne riparleremo tra almeno due anni, però è un buon punto di partenza. Tutti i telefoni con sistemi precedenti? Probabilmente la retrocompatibilità potrà essere estesa a Pie ma non ci sono conferme a riguardo, per cui abbiamo almeno un 90% di dispositivi ad oggi non interessati. Un’ “invenzione” del genere poteva arrivare prima? Sicuramente ed è probabile che con Project Mainline, Android non sarà più lo stesso, così volubile e vulnerabile.