«Siamo stati sorpresi dalla rimozione da parte di Google di Grooveshark App dall’Android Marketplace, ed ancora non è chiaro quali regole siano state violate. Abbiamo sempre avuto una relazione positiva con Google come evidenziato dal fatto che Grooveshark App sia stata presente e attiva sull’Android Marketplace nell’ultimo anno e mezzo». Ma Grooveshark è stato ormai rimosso e, nonostante l’azienda si interroghi sui motivi reali di una decisione simile, una risposta al momento ancora non c’è.
Grooveshark consente di caricare file musicali, ascoltarli in streaming e condividerli eventualmente con gli amici. Il gruppo afferma però di rispettare completamente le leggi sul copyright e addirittura di stimolare il mercato musicale con effetti positivi per gli artisti i cui brani sono caricati dagli utenti del servizio. In realtà il gruppo ha siglato un accordo di licenza con la EMI ed è in tribunale con la Universal Music Group, dunque il suo profilo è ancora pendente. Non senza provocazioni, il team Grooveshark sottolinea tuttavia come l’applicazione operi sotto la tutela dalla DMCA, la medesima normativa che consente anche a Google e YouTube di portare avanti il proprio servizio e che più volte ha consentito ai legali di Mountain View di togliere al gruppo le castagne dal fuoco.
Grooveshark era già stato rimosso nei mesi scorsi dall’App Store ed a suo tempo Apple ammise che la rimozione era avvenuta sotto la pressione delle case discografiche. Google in questo periodo è in concertazione per i contratti di licenza che dovranno reggere Google Music, ed in questo quadro il gruppo preferisce pertanto mettersi dalla parte della ragione eliminando una applicazione potenzialmente scomoda tanto per le major quanto per il proprio stesso operato.
Quando Google Music sarà a regime, consentirà probabilmente la fruizione di musica in streaming al pari di quanto consentito da Grooveshark prima dell’ostracismo. Formalmente Google ha semplicemente dichiarato di aver rimosso l’applicazione «per aver violato le regole del servizio», senza ulteriori precisazioni. E nel silenzio il legittimo dubbio è destinato a lievitare.