Dianne Hackborn fa parte del gruppo d’ingegneria di Android. Sfruttando il social network Google Plus, Hackborn ha voluto spiegare nel dettaglio come funzionano il rendering e l’accelerazione hardware del sistema operativo, poiché chiaramente insoddisfatto su come ci sia tanta disinformazione su questi aspetti. Il primo punto fondamentale da chiarire è: Android ha sfruttato qualche forma di accelerazione hardware sin dall’inizio. Ma non solo.
Gran parte del malcontento riguardante la risposta dell’interfaccia utente e la morbidezza delle animazioni nelle versioni di Android precedenti ad Ice Cream Sandwich, ha riguardato il fatto che il sistema operativo sfruttasse il processore, invece di una GPU dedicata, per le operazioni di rendering. Questo è un modo inefficiente, secondo le critiche, poiché toglie cicli di CPU che potrebbero essere utili per altre operazioni. Dianne spiega tuttavia che i motivi alla base dei problemi non sono questi, poiché basta un processore sufficientemente potente per affrontare il rendering software senza intoppi particolari.
L’accelerazione hardware è stata poi introdotta con la versione 3.0 di Android (Honeycomb) e, il nuovo update, Ice Cream Sandwich non farà altro che aggiungere esclusivamente un cambiamento nelle impostazioni di default, in modo che le applicazioni più esigenti possano sfruttare automaticamente l’accelerazione.
Questo per dire in sostanza che i grossi miglioramenti intravisti tra Honeycomb e Ice Cream Sandwich sono riconducibili esclusivamente a una migliore ottimizzazione delle risorse pensata dagli ingegneri della grande G, così da poter ottenere maggiori prestazioni con la stessa accelerazione hardware della versione precedente di Android. Insomma, non si è semplicemente sfruttato il chip grafico presente all’interno del Samsung Galaxy Nexus. Precisazioni interessanti per tutti i fan Android.