Anonymous sfida la Cina attaccando ben 300 siti Web locali, appartenenti a uffici governativi di otto province con, nel loro dominio, la dicitura gov.cn: è in questo modo che il collettivo hacktivista sfida Pechino e promette che proseguirà con azioni simili per protestare contro la censura imposta al Web nel Paese.
“Continueremo, abbiamo già individuato gli obiettivi”, ha affermato un membro del gruppo Anonymous con una dichiarazione alla France Presse. Nel frattempo, i governi di numerose città cinesi stanno cercando di rimettere in funzione i siti Web attaccati dagli hacker più attivi degli ultimi anni, secondo quanto diramato dalla stampa di Hong Kong:
Anonymous China ha annunciato di aver “violato” otto siti Web legati al governo di Pechino, facendo comparire al loro posto sugli schermi la scritta: “al popolo cinese: il vostro governo controlla il Web nel vostro paese e si sforza di filtrare quello che considera una minaccia per lui. Per tutti questi anni, il governo comunista della Cina ha sottomesso il suo popolo a leggi ingiuste. Caro governo cinese, non sei infallibile, oggi vengono piratati i tuoi siti Internet, domani sarà il tuo vile regime a cadere”.
Un messaggio dunque piuttosto esplicativo del pensiero di Anonymous circa la censura imposta dal governo cinese al Web: trattasi dell’attacco di maggiore importanza finora subito da Pechino, secondo il South China Morning Post; infatti, nello scorso giugno vi era stato un altro grosso attacco informatico ai danni della Cina da parte di un gruppo di hacker vietnamiti, ma comunque di dimensioni più contenute rispetto a questo condotto da Anonymous.