Il gruppo hacktivista più famoso, contro l’obiettivo italiano più sensibile. Il buco subito dai server della Polizia di Stato per mano di Anonymous la scorsa notte segna un salto di qualità nelle azioni del gruppo, che – forse perché hanno abbandonato Wikileaks – sembrano dedicarsi sempre più a sottrazioni di dati per destinarli a condivisioni pubbliche.
Documenti quali circolari interne, identikit, ma anche foto, verbali (spesso poco interessanti), ma soprattutto procedimenti di accertamento di persone “attenzionate”, come ad esempio quelli del movimento NO TAV (compreso l’attivista Luca Abbà, coinvolto in un brutto incidente nel quale rischiò la vita). Negli 1,35 Giga di file si trova un po’ di tutto, compresa la lista più delicata di tutte, quella che certamente i funzionari del ministero degli Interni staranno spulciando freneticamente e con una certa apprensione: l’elenco degli agenti di polizia infiltrati e sotto copertura.
L’attacco al sito della polizia italiana è stato definito fin troppo troppo facile:
Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta.
Come sempre, nello stile hacktivista permangono sia l’aggressività politica verso un obiettivo, sia la tradizionale mentalità cracker della sottolineatura delle debolezze di un sistema, in una sfida senza fine tra guardie e ladri. Soltanto che stavolta non si tratta di un gioco innocuo: tra i file, si sono trovati persino gli spostamenti del presidente dell’Interpol Khoo Boon Hui, invitato in Italia, da quelli istituzionali a quelli privati.
Quale il motivo di questa azione? Secondo gli autori, per dimostrare la disonestà di fondo di certe operazioni di polizia (dalla NO TAV ai recenti scontri con gli studenti, non mancano critiche al rapporto tra manifestanti e reazione della polizia). Tuttavia, è anche vero che non sembra una grande idea fornire a un pubblico indifferenziato l’elenco di agenti infiltrati, perché queste persone rischiano davvero la loro vita anche per la collettività. Massimo Melica, tra i primi a segnalare l’accaduto dal suo blog, così si rivolge al gruppo:
In queste ore non ci sono solo agenti di polizia preoccupati per la diffusione dei loro dati in quanto impegnati in attività di indagine sotto copertura, ma famiglie e ragazzi, vostri coetanei, terrorizzati per eventuali ritorsioni. Se vi dichiarate protagonisti di un nuovo ordine mondiale, bene ma che questo sia basato su diritti e doveri bilanciati e disciplinati su base democratica.