Dall’Unione Europea arriva un lapidario invito affinchè tutti i paesi dell’Unione si adeguino alla normativa antispam approvata nel 2002 ed operativa dal 31 Ottobre 2003. Nel momento in cui la direttiva 2002/58/EC fu approvata, Italia ed Inghilterra già disponevano di un’impianto legislativo adeguato. La maggior parte dei paesi europei è andata adeguandosi, ed ora rimangono privi di opportuna giurisprudenza Belgio, Germania, Grecia, Francia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Finlandia.
Commento ufficiale alla vicenda giunge dal presidente della Commissione Erkki Liikanen: «Siamo determinati a mettere pressione […] La direttiva è vitale per rinforzare le azioni introdotte a livello nazionale per combattere lo spam». Secondo le statistiche elaborate dalla compagnia antispam Brightmail Inc. ben il 50% delle mail circolanti a livello europeo sono costituite da pubblicità non richiesta, e di questa fetta ben l’80% è costituito da posta proveniente dal Nord America.
Dopo la scadenza del 31 Ottobre v’è stato un primo monito a cui ha risposto la sola Svezia. Le nazioni inadempienti hanno ora due mesi per porre rimedio alla situazione, dopodiché dovranno riferire presso la Corte di Giustizia europea con il rischio eventuale di specifiche sanzioni. La “Directive on Privacy and Electronic Communications” non potrà presumibilmente risolvere il problema dello spam, ma costituisce comunque un importante passo avanti verso un regime legislativo meno anarchico in un ambito nel quale la deregulation sta causando ingenti danni allo sviluppo della Rete ed in particolare del servizio di mailing.