A fine giugno la Commissione Europea ha ufficializzato una sanzione dall’ammontare pari a 2,42 miliardi di euro nei confronti di Google, per violazione delle norme antitrust legate all’attività del servizio comparativo Shopping. Oggi la notizia che il gruppo di Mountain View ha deciso di ricorrere in appello, una scelta che avrà quasi certamente come esito una significativa estensione temporale del procedimento.
Da precisare che bigG ha scelto di ricorrere in appello, senza però chiedere la sospensione di quanto stabilito a giugno. Nel frattempo, la divisione di Alphabet continua a lavorare per apportare al proprio sistema di comparazione le modifiche imposte da Bruxelles: una prima proposta è già stata inoltrata alla Commissione EU, che l’ha rivista e inviata nuovamente al mittente. Google ha a disposizione ancora poco più di un paio di settimane, più precisamente fino al 28 settembre, per porre fine alla pratica ritenuta anticoncorrenziale, così da scongiurare il rischio di andare incontro a ulteriori sanzioni che potrebbero raggiungere il 5% del fatturato della parent company a livello globale.
Immediata la reazione di FairSearch, gruppo che riunisce alcuni concorrenti di Google direttamente interessati dalla vicenda come il servizio britannico di comparazione prezzi Foundem e il colosso statunitense TripAdvisor. Queste le parole del legale Thomas Vinje.
La decisione della Commissione si basa su solide fondamenta, sia legali che in relazione ai fatti. Ci aspettiamo che la Commissione vinca l’appello.
Le possibilità di ribaltare la decisione di giugno, per il gruppo di Mountain View, si sono innalzate dopo che la scorsa settimana la Corte di Giustizia Europea ha ordinato la revisione del procedimento che aveva portato l’antitrust EU a multare Intel per 1,06 miliardi di euro. In ogni caso, Google dovrà poi vedersela nuovamente con la linea dura di Margrethe Vestager per quanto riguarda altre due indagini focalizzate sull’ecosistema Android e sul circuito di advertising AdSense.