A distanza di poche ore dalla comunicazione relativa alle indagini sulle app freemium su Google Play, App Store e Amazon, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha notificato una nuova indagine che punta i fari sul mondo del Web. Al centro dell’attenzione, in questo caso, i servizi Booking ed Expedia per la prenotazione online di viaggi e hotel.
Formalmente l’indagine è finalizzata alla verifica dell’esistenza «di violazioni concorrenziali» così specificate: «Attraverso le commissioni e le clausole previste nei contratti con le strutture alberghiere limiterebbero la concorrenza nei servizi di prenotazione ostacolando la possibilità per i consumatori di trovare offerte migliori». La stessa presenza sul mercato di Booking ed Expedia, insomma, sarebbe un vincolo per il mercato stesso poiché, oltre a limitare le opportunità dei servizi ricettivi (da tempo sul piede di guerra nei confronti dei servizi di prenotazione online), limiterebbero altresì le possibilità di scelta da parte degli utenti.
Non a caso la segnalazione all’AGCM proverrebbe da Federalberghi, secondo cui il mondo delle prenotazioni online avrebbe legato le mani agli albergatori costringendo questi ultimi ad accordi fuori mercato e tali da limitare in modo eccessivo i margini ottenibili. La denuncia va però anche oltre le restrizioni di mercato che ricadono su chi investe nella ricettività, poiché la tesi portata avanti mette al centro i consumatori e i benefici in ultima battuta inibiti a chi compie le prenotazioni online nella convinzione di spuntare prezzi e benefici speciali.
Oggetto di analisi dell’Antitrust le clausole previste da Booking ed Expedia che vincolano le strutture ricettive a non offrire i propri servizi alberghieri a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, e in generale, tramite qualsiasi altro canale di prenotazione (siti web degli alberghi compresi).
Secondo l’Antitrust l’utilizzo di queste clausole da parte delle due principali piattaforme presenti sul mercato potrebbe limitare significativamente la concorrenza sia sulle commissioni richieste alle strutture ricettive che sui prezzi dei servizi alberghieri, in danno, in ultima analisi, dei consumatori finali.