Cinque anni fa, per evitare il protrarsi di un’indagine antitrust condotta negli Stati Uniti dalla FTC (Federal Trade Commission) sul suo operato, Google ha accettato di interrompere lo scraping dei contenuti presenti su siti e portali che offrono servizi di comparazione come Yelp. Un obbligo con scadenza fissata nella giornata di ieri, 27 dicembre 2017.
Giunti al termine del periodo, le cose comunque non cambieranno e il gruppo di Mountain View lo mette nero su bianco, con una lettera inviata alla FTC in cui si sottolinea l’intenzione di continuare ad attuare volontariamente le misure imposte nel 2012. La decisione non può che far piacere alle autorità d’oltreoceano, in un momento che vede l’attività di Google sotto la lente d’ingrandimento degli organismi antitrust a livello globale: nel mese di giugno la Commissione Europea ha imposto il pagamento di una sanzione pari a 2,42 miliardi di euro per comportamenti riconducibili all’abuso di posizione dominante. Ecco quanto si legge nell’odierna missiva di bigG.
Crediamo che queste policy forniscano una flessibilità aggiuntiva agli sviluppatori e ai siti Web, dunque continueremo ad applicarle anche dopo che scadranno gli impegni assunti.
Le policy in questione hanno fino ad oggi permesso ai siti Web interessati di escludere i propri contenuti da quelli mostrati su Google in seguito a una ricerca. C’è però chi ha fatto notare un comportamento non in linea con quanto previsto dall’imposizione, come nel caso di Yelp, che nel mese di settembre si è rivolta all’authority per segnalare la presenza di proprie fotografie tra le SERP di Google. Questo un estratto in forma tradotta della lettera inviata da Luther Lowe, Vice President of Global Public Policy di Yelp, alla Federal Trade Commission.
Google dovrebbe essere ritenuta responsabile e soggetta e misure sufficienti per assicurare che la sua condotta anticompetitiva non continui a danneggiare i concorrenti e i consumatori.