App Store è il nome con il quale viene chiamato il famoso negozio digitale di Apple. Tuttavia, lo scorso 22 Marzo, anche Amazon ha lanciato il suo store virtuale con lo stesso nome. Ovviamente il tutto non è risultato di particolare gradimento per l’azienda di Steve Jobs, tanto da citare in tribunale la compagnia di e-commerce americana per concorrenza sleale. Alla Corte del Distretto Nord della California, Amazon ha dichiarato che il termine è troppo generico per venirne attribuito un diritto di proprietà, analogamente a quanto sostenuto da Microsoft, anch’essa in procinto di aprire il suo “app store”.
Ed è proprio Microsoft, insieme alle aziende di telefonia mobile HTC, Nokia e Sony Ericsson, a presentare di fronte all’Ufficio Europeo dei Marchi Comunitari (UAMI) una nuova richiesta di annullamento del marchio “App Store” di Apple, impugnando ancora una volta la tesi di poca specificità del termine. Un portavoce Microsoft ha dichiarato che questa azione “cross-aziendale” rappresenta l’ampiezza di opposizioni nei confronti di una esclusività insensata, sottolineando come il termine incriminato possa essere utilizzato anche per negozi di giocattoli o libri e per questo motivo vada reso disponibile a qualunque attività venda applicazioni.
Ciò che sta accadendo nel Vecchio Continente sembra molto simile alla disputa che è ancora in atto fra Microsft e Apple su suolo statunitense. Nonostante la mela morsicata abbia già registrato il marchio incriminato nel 2008, fiumi di linguisti ed esperti si stanno dando battaglia su entrambi i fronti.