Manhattan Declaration, la tristemente famosa app anti-gay rimossa pochi giorni fa da App Store, continua a far discutere, sia in Rete che nelle piazze. A quanto pare, alcuni gruppi cristiani non han gradito la decisione di Cupertino e, per questo, hanno deciso di protestare per salvaguardare il proprio diritto di non approvare l’omosessualità.
Tutto ha avuto inizio nella scorse settimane quando, su pressione di Change.org, l’headquarter di Apple ha deciso di eliminare Manhattan Declaration dal proprio negozio virtuale. L’applicazione, fra le varie cose, si lanciava in contenuti opinabili nei confronti della comunità GLBT. Cupertino ha così motivato la propria scelta:
Abbiamo rimosso l’applicazione di Manhattan Declaration perché viola le nostre linee guida essendo offensiva per un cospicuo numero di persone.
In realtà, pare che l’applicazione non fosse direttamente pensata per offendere i gay, ma utilizzasse a questo scopo piccoli sotterfugi. In particolare, rispondendo negativamente ad alcune domande su rifiuto dell’omosessualità e dell’aborto, all’utente veniva mostrato un messaggio d’errore, “Risposta non corretta“. In altre parole, la Manhattan Declaration non avrebbe ammesso diverse concezioni dalla propria visione della società e della famiglia.
I gestori dell’applicazione, dopo la rimozione da App Store, hanno inscenato una protesta online per chiederne il ripristino. Così come riportato dal The Christian Post, i manifestanti cristiani rivendicano il proprio diritto di rifiutare gli omosessuali, perché insito nella religione:
Non c’è nulla nella Manhattan Declaration che non sia riportato nelle Scritture. Ritenendola un’offesa, tutte le altre applicazioni dovrebbero essere soggette alla stessa accusa.
Ci si chiede, tuttavia, come potrebbe essere tollerata l’app in un ambiente così ferreo come quello di App Store. In un negozio virtuale dove la semplice nudità di alcuni fumetti è considerata drammatica, è lecito domandarsi perché dovrebbero essere ammessi contenuti intolleranti verso singoli e gruppi.