Che la politica di Apple per quanto riguarda le applicazioni “degne” di stare sul proprio App Store sia piuttosto rigida non è certo una novità. Sono infatti tante le app che negli anni sono state contestate, rimosse o del tutto rifiutate da Cupertino in quanto violanti ora l’una, ora l’altra, delle linee guida stabilite dall’azienda. Si tratta ovviamente di un elenco smisurato che difficilmente può essere riportato integralmente, ma la selezione fatta da PCworld sulle cinque app rifiutate dallo store della casa della mela coglie in pieno alcuni dei rifiuti più eclatanti del 2011.
L’ultimo caso risale a lunedì e riguarda l’app “Drivers License“, fatta fuori dopo due anni di militanza su App Store dietro pressioni politiche e istituzionali. L’applicazione in questione è finita infatti nel mirino del senatore Bob Casey e del Secure Driver’s License della Pennsylvania in quanto consentiva, dopo aver inserito di una foto e alcuni dati personali, di ottenere una copia (ovviamente falsa) di una patente di guida dall’aspetto identico a un’originale pronta per essere stampata e utilizzata per scopi illeciti, ovviamente a detta di Casey e dei suoi alleati in questa occasione.
C’è stata ancora una volta la mano della politica nella rimozione dell’app “Buzzed“, la quale forniva informazioni in tempo reale sui “DUI checkpoints”, cioè i posti di controllo della polizia in cui i guidatori vengono sottoposti al test dell’etilometro per stabilire se hanno bevuto prima di mettersi alla guida.
Non c’è stata la mano della politica ma una precisa volontà di Apple, invece, nella rimozione dell’app “Phone Story“, un’applicazione dal nome apparentemente innocuo ma dietro la quale si celava un gioco che consentiva agli utenti di obbligare i minatori africani, pistola virtuale in pugno, a estrarre i minerali necessari a costruire un iPhone. Idea coraggiosa o semplice provocazione? Non si sa, quel che è certo è che la sua permanenza su App Store è durata poche ore.
Analoga strada è stata percorsa poi da “iTether”, un’app che, come forse alcuni ricorderanno, dava modo di far diventare un apparecchio basato su iOS, come ad esempio l’iPhone, un modem portatile vero e proprio da poter collegare a un PC per connettersi su rete 3G in assenza di qualche hot-spot Wi-Fi nelle vicinanze. In questo caso la rimozione dell’app è dovuta a prevedibili proteste da parte dei provider di telefonia mobile, i quali vedevano messi in serio rischio i propri piani tariffari previsti per far svolgere agli smartphone una simile funzione.
Infine, la carrellata dei rifiuti di Apple si conclude con la vicenda riguardante l’app “Tawkon“, un software che forniva indicazioni riguardo i livelli di radiazioni assorbite dagli utenti durante l’utilizzo del loro smartphone, fornendo inoltre dei consigli su come diminuirne la quantità. La risposta di Apple, pare data dallo stesso Steve Jobs in persona, fu categorica, dicendo senza mezze misure che l’app “non interessava”.