Apple ha deciso: fuori dall’App Store, immediatamente. La società di Cupertino non ha perso tempo, e ha bannato dal suo store di applicazioni il client per IS Drive che presentava al suo interno una funzionalità per il download di file tramite BitTorrent. Scelta che non desta stupore, data la politica restrittiva adottata da Apple per il Peer to Peer.
Si è trattata dunque solo di una semplice distrazione da parte del team che filtra le applicazioni che entrano in App Store, e non di un cambiamento di strategia da parte di Cupertino: voci provenienti da più fonti volevano un atteggiamento più morbido in merito ai software accettati, per aprire maggiormente il mondo Apple all’esterno, in linea con le decisioni prese per mettere a tacere la Comunità Europea dopo le indagini antitrust. Evidentemente, quindi, la natura infondata di tali rumors.
Inutile il tentativo da parte dello sviluppatore Derek Kepner di basare la propria difesa sull’assoluta legalità della sua applicazione: nell’informare il programmatore della decisione, Apple ha citato chiaramente il paragrafo 22.4 della policy da accettare per entrare a far parte del suo App Store, il quale afferma a chiare lettere il divieto di accesso ad applicazioni illegali.
Resta comunque più di un dubbio sull’intera vicenda: possibile che Cupertino abbia aperto gli occhi solo dopo aver letto le decine di articoli apparsi sul Web? Il client per IS Drive in questione, del resto, non nasce con le intenzioni di fornire agli utenti uno strumento per scaricare illegalmente musica, film software o quant’altro tramite la rete BitTorrent, ma semplicemente per avere sempre in tasca la possibilità di utilizzare il proprio account sul servizio offerto da ImageShack.
Lo stesso protocollo BitTorrent è stato partorito come canale per la trasmissione di file non coperti dal diritto d’autore, di grosse dimensioni, attraverso la rete: numerose sono infatti, ad esempio, le distribuzioni GNU/Linux che ne fanno uso massiccio per alleggerire il carico sui server ogni qualvolta un utente voglia scaricare le immagini ISO del sistema operativo, a dimostrazione dell’assoluta bontà dello strumento. Lo stesso sviluppatore ha evidenziato nei giorni scorsi come un qualsiasi utente possa utilizzare anche il browser Safari per compiere atti illegali collegati al file sharing, ed ora proverà a convincere Apple, anche se difficilmente si leggerà di un suo successo.