19,009,728 dollari. A tanto ammonta la penale che Apple dovrà versare a riparazione del danno comminato alla californiana Opti Inc. per aver aggirato un brevetto registrato e regolarmente riconosciuto. La sentenza è stata contraria a quanto richiesto da Apple e, benché l’accusa sembri improntata in larga parte all’ottenimento di danaro compensatorio piuttosto che un vero rispetto di una proprietà intellettuale preziosa per il proprio significato tecnologico, la legge ha parlato: il brevetto è regolare, Apple paghi per l’infrazione.
Il brevetto 6,405,291, risalente al 2002, è incentrato sul cosiddetto “Predictive snooping of cache memory for master-initiated accesses“, una tecnologia utilizzata per lo scambio di informazioni tra processore, memoria ed altre componenti. La sentenza della corte Texana ha respinto in toto le teorie della difesa, ritenendo inoltre congrua la richiesta di infrazione e la cifra relativa.
Apple aveva contestato due aspetti differenti e complementari. Anzitutto si era chiesto l’annullamento del brevetto facendo leva sulla “priority art”: la Opti doveva insomma dimostrare di aver inventato per prima la tecnologia al centro delle attenzioni. In secondo luogo Apple aveva tentato di spiegare come tale invenzione fosse totalmente ininfluente poiché “ovvia” e priva di valore aggiunto tale da meritare tutela legale. Entrambi i filoni si sono però dimostrati un vicolo cieco, dunque la sentenza ne è stata logica conseguenza.
Nei giorni scorsi Apple ha comunicato il proprio bilancio trimestrale, dal quale emerge come il fondo di cassa del gruppo ammonti ad oggi a 30 miliardi di dollari: 19 milioni non sono pertanto una somma tale da mettere in difficoltà l’azienda di Cupertino. Per la Opti, invece, la vittoria significa molto dal momento che l’azienda sembra ormai aver interrotto le proprie attività per raccogliere quanto più lucro possibile dalle azioni legali che, dopo la vittoria su Apple, coinvolgeranno anche AMD, Broadcom, VIA, Silicon Storage ed altri ancora.