Si torna a parlare della questione dei brevetti WARF, la battaglia legale che ha visto contrapposte Apple e la Wisconsin-Madison University su alcune proprietà intellettuali dell’ateneo, a cui Cupertino avrebbe fatto ricorso per i suoi processori mobile. Nella giornata di lunedì, una corte distrettuale statunitense ha condannato la società californiana al pagamento di ben 506 milioni di dollari.
La vicenda si protrae da diverso tempo, tanto che il primo verdetto è giunto nel 2015. Questa settimana, tuttavia, il giudice distrettuale William Conley ha deciso di innalzare ulteriormente la sanzione per Apple, richiedendo il pagamento di 506 milioni di dollari per la violazione della proprietà intellettuale dell’ateneo statunitense.
Secondo quanto reso noto, Apple avrebbe violato un brevetto del 1998 relativo a una specifica architettura dei microprocessori, impiegata anche nel design dei processori A7, A8 e A8X del gruppo. La proprietà intellettuale è stata riconosciuta alla Wisconsin Alumni Research Foundation (WARF) e, in prima battuta, al gruppo di Cupertino è stato richiesto il pagamento di 400 milioni di dollari in compensazione del danno.
Il giudice Conley, tuttavia, ha ritenuto di dover ricalcolare sia il danno che gli interessi, poiché Apple avrebbe continuato a sfruttare la tecnologia fino all’esaurimento naturale della proprietà intellettuale, nel dicembre del 2016. Secondo quanto reso noto dalla WARF, il brevetto in questione mostrerebbe l’architettura di processori in grado di aumentare performance e migliorare il consumo energetico tramite l’impiego di speciali circuiti. Lo stesso ateneo nel 2008 si è scontrato con Intel per ragioni analoghe, con il raggiungimento di un accordo extragiudiziale.
L’università, riferisce AppleInsider, avrebbe deciso di aprire una seconda causa per i processori A9 e A9X, ma il caso non verrà discusso in tribunale prima che il processo d’appello sull’iniziale sarà terminato. Al momento, dalle parti di Cupertino non è giunto alcun commento sulla vicenda.