La Commissione Europea starebbe svolgendo alcuni approfondimenti formali sui contratti che Apple ha siglato con i carrier in partnership nel tentativo di capire se possa esserci un qualche profilo di violazione delle normative antitrust continentali. Ad oggi, sulla base di quanto rivelato dal New York Times, non sarebbe stata aperta però alcuna indagine vera e propria, anche perché nessuna denuncia sarebbe mai stata formalizzata. Tuttavia i fogli relativi ai contratti sarebbero arrivati nelle mani dei commissari europei, i quali starebbero ora vagliando la situazione per capire se si possa ravvisare una qualche violazione nel comportamento del gruppo nei confronti dei propri partner.
Che Apple dettasse legge ai carrier da anni con contratti estremamente restrittivi è cosa nota da tempo. Quel che non è chiaro, invece, è se possano ravvisarsi violazioni alle normative antitrust tali da portare la Commissione Europea ad una indagine e ad eventuali sanzioni. Apple da parte sua nega ogni problema in merito, mentre da parte della Commissione Europea si garantisce massima serietà negli approfondimenti in corso pur negando ad oggi qualsivoglia passo ulteriore da parte delle autorità di controllo.
Apple avrebbe tenuto nei confronti dei carrier un comportamento estremamente pretenzioso, forte del successo dei propri iPhone e nella consapevolezza di avere in mano device di sicura appetibilità tra l’utenza. Ai carrier sarebbe stata imposta la legge di Cupertino: o si garantisce un certo numero di acquisti, oppure non si concede il contratto di fornitura. Il carrier, però, nel momento della stretta di mano si carica dell’obbligo di acquistare i prodotti promessi, pagando quindi anche per quelli eventualmente non immessi sul mercato. Il rischio è tutto a carico dei carrier, insomma, i quali nella maggior parte dei casi si accollano pertanto parte del costo del dispositivo pur di vendere quanto in magazzino lucrando quanto possibile sui contratti siglati.
Il rischio, come noto, è di una sanzione massimale pari al 10% degli introiti del gruppo relativi all’ultima annualità fiscale: tale limite è un rischio soltanto teorico, però, che nel caso di Apple spaventa però per la somma a cui si potrebbe arrivare anche con sanzioni di proporzioni minori.
Le carte sarebbero giunte al team di Joaquin Almunia direttamente dall’industria dei carrier, spifferando così le difficili condizioni a cui il comparto è obbligato. Un portavoce Apple, però, rigetta immediatamente ogni addebito: «i nostri contratti rispondono appieno alle leggi locali ovunque sia il nostro business, inclusa l’Unione Europea».