Le difficoltà di Apple nel raggiungere gli obiettivi del Q1 2019, tanto da convincere il gruppo a una revisione al ribasso della propria guidance, vedono un’origine soprattutto in Cina. È lo stesso Tim Cook ad averlo affermato con la lettera indirizzata agli investitori pochi giorni fa, specificando come le condizioni economiche cinesi abbiano portato a una riduzione delle richieste di iPhone. Secondo gli analisti di Bank of America Merrill Lynch, tuttavia, potrebbe essere incorso anche un “boicottaggio informale” da parte degli utenti.
Secondo i dati raccolti dagli analisti, dopo aver condotto delle survey locali, l’interesse da parte dei consumatori cinesi – ma anche da quelli indiani – starebbe calando per la linea iPhone. Gli utenti sarebbero attratti da altri marchi come Samsung e Huawei e, soprattutto, da un attore che ha saputo proporre soluzioni high-end a costi contenuti: Xiaomi. Le tensioni economiche interne, così come la recente contrapposizione con Qualcomm e l’ingiunzione per lo stop alle vendite di alcuni modelli – superata poi con un aggiornamento di iOS 12 – avrebbero fatto il resto.
Non si tratta di un boicottaggio in piena regola, proprio per questo gli analisti lo chiamano “informale”, bensì di una singolare sovrapposizione di condizioni negative. Di certo, gli utenti cinesi non starebbero gradendo il pugno duro dell’amministrazione Trump contro l’economia locale, tra dazi e minacce, e così avrebbero deciso di evitare marchi statunitensi, tra cui anche Apple. Secondo alcuni dati pubblicati da Bloomberg, questa tendenza si sarebbe già manifestata sul market share del gruppo di Cupertino, sceso dalla seconda alla terza posizione nella classifica locale e assediato dalla già citata Xiaomi.
In merito alle performance di Apple in Asia, e alle politiche scelte dall’amministrazione Trump, è però intervenuto il Segretario del Commercio Wilbur Ross, pronto a escludere qualsiasi responsabilità di tipo presidenziale.