Una vera e propria stretta sui livelli di emissioni inquinanti quella adottata dalla Cina in questi ultimi tempi, che oltre ad avere un benefico impatto sull’ambiente potrebbe comportare delle difficoltà per i tanti produttori che hanno deciso di aprire nel paese asiatico uno o più stabilimenti.
Ad essere interessata dalle nuove e stringenti norme in materia di inquinamento è anche Apple, seppur la casa di Cupertino sia coinvolta in maniera indiretta. Come già accaduto a inizio settembre, il gruppo californiano è finito in qualche modo nel mirino degli ambientalisti cinesi, con l’accusa, rivolta ai partner che operano in loco producendo la componentistica dei vari prodotti, di inquinare pesantemente, tanto da costringere uno di questi, Catcher Technology, a fermare momentaneamente lo stabilimento di Suzhou.
Nella fabbrica si realizzano gli eleganti telai dei vari MacBook Air e MacBook Pro, oltre a diverse parti di prodotti di Acer, Sony, Dell e Lenovo, tutti marchi che potrebbero in qualche modo risentire dello stop alla produzione di un loro fornitore, con ritardi anche pesanti nelle consegne ai clienti nel caso in cui la riapertura dell’impianto si protragga oltremodo.
Allo stato attuale, infatti, non è chiaro se la produzione mancata di Catcher Technology possa essere compensata da altri fornitori, ma quello che più interessa Apple e altri clienti è capire quando lo stabilimento potrà riprendere la sua attività, visto che attualmente si sta lavorando alla messa in regola della struttura per ottenere così le necessarie autorizzazioni dalle autorità locale e ricominciare a produrre.
Comunque vada a finire questa vicenda, appare chiaro che se la politica ambientale cinese si confermerà su questi livelli di rigidità a rischiare saranno molti produttori che tradizionalmente demandano a produttori operanti in Cina la realizzazione di numerose componenti, con il rischio che si possa in un certo qual modo paralizzare un mercato già in difficoltà a causa della crisi economica mondiale.