Si risolve con un nulla di fatto la vicenda che vedeva coinvolte Apple e Motorola nella disputa relativa al giusto compenso che la mela morsicata avrebbe dovuto corrispondere alla controparte per alcuni brevetti utilizzati per realizzare l’iPhone. Il giudice Barbara Crabb del Western District del Wisconsin ha infatti chiuso definitivamente il caso, obbligando Apple a rivolgersi in appello qualora decida di voler proseguire lungo la strada intrapresa da diversi mesi a questa parte, non potendo così riproporre la questione in un’altra corte.
La vicenda affonda le proprie radici nella richiesta da parte di Motorola del 2,25% dei guadagni netti legati all’iPhone come compenso per l’utilizzo di alcuni brevetti relativi allo streaming multimediale ed alla gestione delle reti wireless. Brevetti che secondo Apple rappresenterebbero il cuore pulsante di diverse tecnologie e che pertanto andrebbero ceduti in licenza secondo termini FRAND (fair, reasonable, and non-discriminatory) stabiliti per tutte le proprietà intellettuali ritenute essenziali affinché altre aziende possano usufruire di una particolare soluzione tecnologica.
La richiesta di Apple, insomma, è stata quella di abbassare sensibilmente le richieste di Motorola, la quale tuttavia non ha modificato in alcun modo la propria posizione ed è stata quindi trascinata in tribunale. E se in un primo momento l’azienda acquisita da Google aveva invitato Apple ad accettare qualsiasi decisione stabilita dai giudici, inizialmente propensi ad individuare una soluzione a metà strada tra le esigenze dei due gruppi, la mela morsicata non ha voluto sentire ragioni, sottolineando ulteriormente la propria intenzione di portare il compenso da versare a Motorola al di sotto della soglia di un dollaro per ogni iPhone venduto.
Il giudice Crabb ha quindi ritenuto opportuno dismettere il caso, non essendovi più le condizioni necessarie per poter affrontare un’udienza secondo quelle che erano le premesse della vigilia, probabilmente anche a causa dell’ostruzionismo messo in atto dall’azienda di Cupertino. Quest’ultima ha quindi nuovamente confermato la propria volontà di ottenere il massimo da ogni azione legale intrapresa, con l’obiettivo di raggiungere i traguardi prefissati ad ogni costo. Non sempre tuttavia tale strategia ha pagato, come dimostra la chiusura di questo caso così come quella di diversi altri casi nel corso dei mesi precedenti.