I rapporti tra Greenpeace ed Apple continuano a rimanere vivi e intensi, ma è questa la fase dello scontro dopo che la lettera aperta di Steve Jobs sugli impegni ecologici del gruppo sembrava aver firmato un trattato di pace di sufficiente portata. Le recenti nuove punzecchiature di Greenpeace sembrano essere andate a segno e da Cupertino è giunta infatti diretta risposta tramite un portavoce dell’azienda.
La replica è stata affidata ai microfoni Macworld: «come ogni prodotto Apple al mondo, l’iPhone risponde al RoHS […] Come già abbiamo detto, Apple eliminerà volontariamente l’uso di PVC e BFR entro la fine del 2008». Il portavoce, pertanto, conferma gli impegni presi e respinge al contempo ogni addebito relativo allo stato attuale della produzione del gruppo.
Greenpeace la mette sulla concorrenza: Nokia e Motorola già costruiscono telefoni “più verdi”, dunque Apple dovrebbe adeguarsi. L’intento dell’associazione è evidente: far leva sul nome iPhone per forzare Apple a difendere il proprio brand con iniziative che volgano alla difesa dell’ambiente. Apple risponde, ma prende tempo. E per ora cela il proprio operato dietro la sigla RoHS.
Per RoHS si intende Restriction of Hazardous Substances. Un apposito sito web spiega i motivi e l’essenza di una direttiva condivisa che regoli i limiti comuni a cui attenersi per l’uso di sostanze potenzialmente nocive all’interno di apparati elettronici: cadmio, mercurio, ritardanti di fiamma e molti altri. La direttiva è in vigore dal 1 luglio 2006 ed ha già ottenuto importanti appoggi e riconoscimenti. Apple è dunque un otra i gruppi che hanno deciso di accodarsi alla direttiva comune, ma Greenpeace va oltre e mette pressione affinchè le direttrici di un anno prima siano superate nel nome di un impegno ulteriore per l’ambiente e per il riciclaggio del materiale elettronico al termine del suo ciclo di vita.