Un vizio di forma può essere sufficiente per causare l’ennesima denuncia pretestuosa nei confronti di Apple. In casi come questo non è però l’entità singola del denunciante a commisurare la portata del caso, ma la somma delle tante piccole gocce che una class action può portare ai danni del gruppo. E se per ogni utente trattasi di un danno pari a pochi dollari, complessivamente si potrebbe giungere ad oltre 5 milioni di dollari da restituire ad utenti pronti ad approfittare dell’improvvisa occasione.
Tutto si sviluppa attorno alle card di iTunes in vendita, indicanti un prezzo di 0.99 dollari per ogni download effettuato. Trattasi però di un prezzo fasullo, poiché nel frattempo la policy dei prezzi è stata modificata: non più la tariffa fissa a cui Apple ha improntato il proprio music store fin dall’inizio, ma un prezzo variabile fino a 1.29 dollari come imposto dalle case discografiche. Trattasi pertanto di una maggiorazione di 30 centesimi per ogni file acquistato tra le canzoni a tariffa aumentata.
I coniugi Barbara e Daniel Owens, coloro i quali hanno portato avanti la denuncia per primi in Illinois, chiedono ad Apple una restituzione pari a 15 dollari. Roba di poco conto, ma qualcosa in grado di creare un’ottima opportunità per i legali che verrano interessati (Onder, Shelton, O’Leary & Peterson, LLC). Se infatti il giudice accetterà lo status di class action, il caso giungerà in tribunale con molti utenti pronti a richiedere quantomeno un buono sconto sugli acquisti futuri, mentre per i legali potrebbe aprirsi una parcella interessante fiorita su un ovvio vizio di forma nella stampa delle card.
È la seconda volta in poche settimane che le card per gli acquisti su iTunes sono al centro dell’attenzione. Nei giorni scorsi, infatti, si erano moltiplicate le segnalazioni inerenti a card fasulle in vendita su eBay. Gli incauti acquirenti si trovavano infatti tra le mani codici teoricamente validi, ma frutto di hacking e oggetto delle indagini Apple. Cupertino ha progressivamente invalidato le card fasulle, ma gli acquirenti da eBay si son così trovati tra le mani un codice inutile pur avendo agito con un acquisto in buona fede.