Apple non sembra disposta ad accettare di buon grado le osservazioni provenienti dall’antitrust e respinge pertanto al mittente quanto proveniente dall’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato. La risposta del gruppo all’Authority guidata da Giovanni Pitruzzella è affidata ai microfoni Reuters ed è estremamente coincisa, limitandosi ad esprimere una posizione del tutto opposta a quella AGCM:
Abbiamo introdotto un numero di misure per venire incontro alle preoccupazioni dell’autorità italiana e non siamo d’accordo con le ultime osservazioni.
Al centro del contendere, va ricordato, vi sono i termini di garanzia che Apple concede ai propri clienti: un anno più una estensione a pagamento (Apple Protection Plan), qualcosa che secondo l’Authority non si addice al biennio imposto dalla normativa nazionale (di ispirazione europea).
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Apple ritiene pertanto di aver ottemperato appieno ai rilievi provenienti dall’antitrust italiana, considerando pertanto sanata la propria posizione e non ravvisando motivi per un inasprimento della pena già inflitta in passato. Una posizione, insomma, che si contrappone del tutto a quanto pubblicato nel testo ufficiale pubblicato dall’autorità, secondo cui il nuovo procedimento sarebbe dovuto «per non aver ottemperato alla delibera dell’Autorità n. 23155 del 21 dicembre 2011». Insomma, per non aver corretto la posizione dell’azienda ed aver perpetrato il comportamento scorretto già ravvisato in passato.
Apple ha ora 30 giorni di tempo per rispondere all’AGCM o per chiedere un’audizione, dopodiché il caso sarà chiuso entro 120 giorni con il rischio di una ulteriore sanzione da 300 mila euro che andrebbe ad aggiungersi ai 900 mila già imposti in passato. Il passo successivo sarebbe però più pericoloso: Apple potrebbe rischiare una inibizione di 1 mese dal mercato, con gravi ripercussioni tanto nelle vendite quanto nell’immagine della mela.