Non contenta delle attuali tecniche di proiezione 3D, Apple ha registrato un nuovo brevetto che descrive un rivoluzionario – e complicatissimo – metodo per visualizzare immagini stereoscopiche multi-spettatore e soprattutto senza l’ausilio di occhiali speciali.
Il brevetto in questione, intitolato succintamente Sistema a display tridimensionale (“Three-dimensional display system”), descrive una tecnica incredibilmente complessa per ottenere uno scopo incredibilmente semplice, vale a dire “uno schermo 3D autostereoscopico economico, semplice da allestire, pratico, efficiente e altamente efficace che consenta all’osservatore la più completa e assoluta libertà di movimento”.
Col termine autostereoscopico si intende un sistema che regala l’illusione del 3D senza alcuna necessità di occhiali anaglifici, a luce polarizzata, con otturatore o a cristalli liquidi, cioè i sistemi utilizzati dagli anni 20 sino a oggi per ottenere lo scopo. Tutti meccanismi che però hanno dalla loro notevoli svantaggi, elencati all’interno del brevetto stesso:
- I display volumetrici “appaiono trasparenti e simili a fantasmi”;
- Il metodo a barriera di parallasse “richiede di solito che l’osservatore resti stazionario in una posizione”;
- Le immagini olografiche dinamiche richiedono “decisamente maggiore potere computazionale e ampiezza di banda di quanta sia generalmente richiesta negli altri sistemi autosteroscopici per ottenere risultati in tempo reale e con costi accettabili”.
E a questo occorre aggiungere che solitamente “la maggior parte dei viaggi nella realtà virtuale sono al momento esperienze solitarie e scomode, poiché necessitano spesso di elmetti, occhiali speciali o altri dispositivi che presentano il mondo 3D in modo individuale.” E poi, sottolinea il brevetto, gli utenti “non amano indossare equipaggiamenti sopra agli occhi”.
Lo scotto da pagare per la libertà di movimento e l’immersività del sistema immaginato a Cupertino resta tuttavia la necessità di seguire maniacalmente i movimenti degli occhi di ogni spettatore. A partire dalla loro posizione nello spazio, infatti, vengono poi calcolate le modifiche da applicare ai fotogrammi in modo tale che l’occhio destro percepisca sempre una immagine lievemente diversa da quella dell’occhio sinistro, creando così l’illusione del 3D. Tale sistema è talmente raffinato e complesso che fa persino uso della cosiddetta “accelerazione olografica”, vale a dire una sorta di intelligenza artificiale che tenta di prevedere e anticipare i movimenti dell’utente nello spazio, e modificare di conseguenza il flusso video.
Insomma, se non è fantascienza poco ci manca. E qualcuno azzarda che, forse, a Cupertino si producono talmente tante idee che non ci sarà semplicemente mai il tempo di realizzarle tutte. Peccato, perché questo brevetto non era affatto male.